La sua è una parola forte e indomita; è come l’urlo di un uomo che, pur riconoscendo la sua fragilità, non si piegherà mai al compromesso dell’esistenza stereotipata. Tutto il libro è permeato da un protagonista principe ovvero “la libertà”, che non è solo del corpo, ma soprattutto della mente e del sentire. Perché non esiste arte senza libertà e nello stesso tempo non esistono catene che possono imprigionare l’arte. Questa, secondo me, è l’essenza di Sergio Carlacchiani e della sua arte-poesia. Nel libro “Indiscrezioni dal fortilizio” pubblicato nel 2020 dalle Edizioni RPlibri troviamo poesie intense e delicatissime nel contempo e che vi invito a leggere con attenzione perché forte è il loro messaggio, potente la loco evocazione.
Cinzia Marulli
Da Indiscrezioni del fortilizio (RPlibri 2020)
Siamo poesia matasse di nuvole da disbrogliare
Anime belle siamo fantasia incontri casuali velati di malinconia
ottime scelte marionette senza fili preghiere diventate musica
conforto che l’esistenza propone nello smarrimento quando
il tempo è sospeso tenuto vivo dalla parola indefinibile salvata
dal manicomiale chiacchiericcio anestetizzante d’un pedante
niente borghese che tutto vuole inghiottire siamo strani ritratti
scontornati dal vento parliamo ai silenzi di tesori chiusi dentro
imperscrutabili solitudini siamo come voli sospesi leggeri sacri
chiamati dalla bellezza al sacrificio di schiudere ostili oscurità̀
colme di sofferenza che nell’aldilà̀ accompagnano e resistono
con lo sguardo imperturbabile aperto rivolto a un cielo di vita
che sbroglia matasse di nuvole per farne poesia a Dio gradita.
Puntino luminoso indisponibile alla folla
In questi giorni vago per l’Italia e il mondo
per la mia città che si ripopola d’esistenze
un’immagine che si restituisce alla vita
e non si identifica con niente
sono la soglia dove finisce ogni illusione
dove lo schermo si lacera s’incrina
s’ammutolisce di musica e voce
svanisce restando puntino di luce
fisso sul muro diventato elettrico
sono ombra sfigurata incappucciata
sono la vita spenta in un monitor
il traguardo l’ultima tappa del magma
non cercate da me spiegazioni
non sono io che andrò a cercarle
sono tornato bambino innocente
sceso nelle profondità̀ dell’oscurità
piango privo del giocattolo dell’identità.
Dio fluisce gioioso
M’inoltro in un sentiero di campagna
so di regalarmi un tempo incantato
rapisce una qualsivoglia apparizione
straordinaria ogni volta come dorata
la luce mossa da un vento spensierato
la corsa a perdifiato sopra l’erba viva
mi riporta indietro alla fanciullezza
immutabile carezza come fosse
la prima volta d’un epoca lontana
la vita a volte segue un rimpianto
ti lascia muto a invocare un affetto
in un silenzio che non è solitudine
ma in-canto gioioso respiro vitale
che scorre invisibile inafferrabile
dalla terra all’aria è il benevolo Dio
che ogni rio peccato e colpa sperde
il cielo svaria sulle selvose montagne
le nuvole inseguono scrutano il verde.
Al capezzale della sofferenza del mondo
A notte fonda passo il tempo
a frugare negli arcani pensieri
il sogno è durato troppo poco
già come un dannato diavolo
che dall’abisso aspira alla luce
girovago per le stanze della casa
la luna solo un puntino luminoso
appare e scompare dietro le nuvole
vuole giocare a nascondino con me
vorrei pregarla di dirmi la verità ma
questo non è un momento propizio
portavoce di luce indossa le tenebre
che domani saranno un temporale
resterò sveglio per commiserarmi
muto attonito fisso come un lampione
poserò lo sguardo nel vuoto assoluto
al capezzale della sofferenza del mondo
mi sento abbracciato una prece il silenzio
gemo penosamente piango commosso.
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