lunedì 26 ottobre 2020

L'urlo della poesia: "Indiscrezioni dal fortilizio" di Sergio Carlacchiani (Edizioni RPlibri 2020)

Indiscrezioni dal fortilizio” è ben oltre che un libro di poesie (che già non è di certo poco), è uno scrigno che abbraccia, conserva e ci mostra una vita spesa con assoluta dedizione all’arte dove la “parola poetica” diviene sorella siamese dell’espressione figurativa. Così, Sergio Carlacchiani, già stimatissimo artista, ci dona questo libro irrinunciabile scritto con la penna e con il pennello e nel quale è impressa a fuoco la sua anima.

La sua è una parola forte e indomita; è come l’urlo di un uomo che, pur riconoscendo la sua fragilità, non si piegherà mai al compromesso dell’esistenza stereotipata. Tutto il libro è permeato da un protagonista principe ovvero “la libertà”, che non è solo del corpo, ma soprattutto della mente e del sentire. Perché non esiste arte senza libertà e nello stesso tempo non esistono catene che possono imprigionare l’arte. Questa, secondo me, è l’essenza di Sergio Carlacchiani e della sua arte-poesia. Nel libro “Indiscrezioni dal fortilizio” pubblicato nel 2020 dalle Edizioni RPlibri troviamo poesie intense e delicatissime nel contempo e che vi invito a leggere con attenzione perché forte è il loro messaggio, potente la loco evocazione.

                                                                                                       Cinzia Marulli

 

Da Indiscrezioni del fortilizio (RPlibri 2020) 

 

Siamo poesia matasse di nuvole da disbrogliare

 

Anime belle siamo fantasia incontri casuali velati di malinconia

ottime scelte marionette senza fili preghiere diventate musica

conforto che l’esistenza propone nello smarrimento quando

il tempo è sospeso tenuto vivo dalla parola indefinibile salvata

dal manicomiale chiacchiericcio anestetizzante d’un pedante

niente borghese che tutto vuole inghiottire siamo strani ritratti

scontornati dal vento parliamo ai silenzi di tesori chiusi dentro

imperscrutabili solitudini siamo come voli sospesi leggeri sacri

chiamati dalla bellezza al sacrificio di schiudere ostili oscurità̀

colme di sofferenza che nell’aldilà̀ accompagnano e resistono

con lo sguardo imperturbabile aperto rivolto a un cielo di vita

che sbroglia matasse di nuvole per farne poesia a Dio gradita.

 

Puntino luminoso indisponibile alla folla

 

In questi giorni vago per l’Italia e il mondo

per la mia città che si ripopola d’esistenze

un’immagine che si restituisce alla vita


e non si identifica con niente

sono la soglia dove finisce ogni illusione

dove lo schermo si lacera s’incrina

s’ammutolisce di musica e voce

svanisce restando puntino di luce

fisso sul muro diventato elettrico

sono ombra sfigurata incappucciata

sono la vita spenta in un monitor

il traguardo l’ultima tappa del magma

non cercate da me spiegazioni

non sono io che andrò a cercarle

sono tornato bambino innocente

sceso nelle profondità̀ dell’oscurità

piango privo del giocattolo dell’identità.

 

Dio fluisce gioioso

 

M’inoltro in un sentiero di campagna

so di regalarmi un tempo incantato

rapisce una qualsivoglia apparizione

straordinaria ogni volta come dorata

la luce mossa da un vento spensierato

la corsa a perdifiato sopra l’erba viva

mi riporta indietro alla fanciullezza

immutabile carezza come fosse

la prima volta d’un epoca lontana

la vita a volte segue un rimpianto

ti lascia muto a invocare un affetto

in un silenzio che non è solitudine

ma in-canto gioioso respiro vitale

che scorre invisibile inafferrabile

dalla terra all’aria è il benevolo Dio

che ogni rio peccato e colpa sperde

il cielo svaria sulle selvose montagne

le nuvole inseguono scrutano il verde.

 

Al capezzale della sofferenza del mondo

 

A notte fonda passo il tempo

a frugare negli arcani pensieri

il sogno è durato troppo poco

già come un dannato diavolo

che dall’abisso aspira alla luce

girovago per le stanze della casa

la luna solo un puntino luminoso

appare e scompare dietro le nuvole

vuole giocare a nascondino con me

vorrei pregarla di dirmi la verità ma

questo non è un momento propizio

portavoce di luce indossa le tenebre

che domani saranno un temporale

resterò sveglio per commiserarmi

muto attonito fisso come un lampione

poserò lo sguardo nel vuoto assoluto

al capezzale della sofferenza del mondo

mi sento abbracciato una prece il silenzio

gemo penosamente piango commosso.

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