domenica 31 gennaio 2021

Consigli di lettura a cura di Rita Pacilio - gennaio 2021 - Ultimo appuntamento Prima edizione


La diga ombra di Antonio Bux (Nottetempo, 2020)

La quasi notte di Francesca Serragnoli  (MC edizioni, 2020)

 

Corpo della gioventù di Alessandra Corbetta (Puntoacapo, 2019)

 

 

 

La linea celeste della poesia

 

Sicuramente potrebbe risultare un arbitrio ridurre a un minimo comune denominatore le poetiche di autori diversi, ma le riflessioni sul mondo contemporaneo, le preoccupazioni e il senso del vivere interrogano l’animo dei poeti di tutti i tempi e di ogni età rendendoli indistintamente testimoni della contingenza storica. Così la poesia, che è sempre in primo piano, percorre la linea celeste che conduce alla visione trascendente dei paesaggi e dei limiti della realtà. Versi liberi, metafore, sentimenti e metafisica coinvolgono l’esperienza personale e l’impegno civile dando vita a una metapoetica che trova nutrimento nella vita intima degli autori e nella assoluta verità esistenziale dell’uomo registrando conflitti, pentimenti, inganni, contrasti, risoluzioni e rinascite con la stessa e unica finalità: attestare che il mondo ospitale possa veramente trasformare l’ordine delle cose. RP

 

 

da La diga ombra di Antonio Bux  

 

Proprio di un albero ti innamori.

Lo vedo nascosto nei tuoi seni

come il capezzolo verde bambino;

così tu mi spogli e sento il sole

sereno, non più di macchie.

Così vedo gli anni passare…

Morbidi, rotondi, senza fatica

(ma sono solo un vecchio

che vuole vedere perché il sole

dentro di te è eterno); un ragazzo

laggiù, chi hai amato; così di me

al di là dell’albero ami

e le mani simili a foglie – sapremo

questo – lo stingersi solo

e i colori, i volti attaccati alla terra.

 

da La quasi notte di Francesca Serragnoli  

 

Ci sono vite magiche

vestite d’impermeabile nero

capelli a riporto

orfane di cene

di bicchieri che cozzano

 

(non è maleodorante pietà come stile di vita)

in quei monotoni passi che vanno all’altare

quella moneta in bocca, caritas

l’uomo tranquillo che gli pende l’occhio a terra

come ramo vivo al peso del suo frutto

in quella scia ospitale, in quel carro

quante disperazioni sono salite

la misericordia dell’uomo di niente

l’uomo che ti volti ed è lì

seduto sulla panchina.

 

da Corpo della gioventù di Alessandra Corbetta

 

Drummer

 

Guarda questo cielo, questo cielo

così eterno e adatto

a tutte le stelle che tiene ognuna

come fosse unico astro

nell’universo

come fosse un momento il tormento

di non essere stella

e tutto il resto amore

 

Forse dentro il Carro Maggiore o

nel Carro Minore il battito

di bacchette perfette di legno

sarà la sola possibile

esplosione del canto

del mio oscuro cuore

scurissimo buio compreso

tra le tenebre e il suo

dolcissimo nome

 

 

Antonio Bux (Foggia, 1982) ha pubblicato, tra l’altro, Trilogia dello zero (Marco Saya 2012; rosa premio Montano, vincitore premio Minturnae), Kevlar (Società Editrice Fiorentina 2015; premio Alinari), Naturario (Di Felice 2016; rosa premio Viareggio), Sativi (Marco Saya 2017; selezione premio Città di Como) Sasso, carta e forbici (Avagliano 2018; premio Alfonso Malinconico) e il recente La diga ombra (Nottetempo 2020). In spagnolo ha pubblicato 23 – fragmentos de alguien (Buenos Aires 2014), El hombre comido (Buenos Aires 2015), Saga familiar de un lobo estepario (Toledo 2018) e in vernacolo foggiano la silloge Lattèssanghe (Le Mezzelane 2018; selezione premio Città di Ischitella – Pietro Giannone). Nel 2014 gli è stato conferito a Firenze il premio Iris. Come traduttore ha curato i volumi Finestre su nessuna parte (Gattomerlino Superstripes 2015) di Javier Vicedo Alós, Bernat Metge (Joker 2020) di Lucas Margarit e Contro la Spagna e altri poemi non d’amore (Nessuno editore 2020) di Leopoldo María Panero. Ha fondato e dirige il blog Disgrafie e alcune collane per le Marco Saya Edizioni e per l’editrice RPlibri.

Francesca Serragnoli (Bologna 1972) laureata in Lettere Moderne nella città di origine, ha lavorato presso il Centro di poesia contemporanea nella medesima università e attualmente fa parte del direttivo. I suoi testi sono apparsi in numerose antologie, mentre i suoi libri di poesia sono Il fianco dove appoggiare un figlio (Re Enzo, Bologna 2003), ristampato nel 2012 con Raffaelli, in una versione ampliata e Il rubino del martedì (Raffaelli, Rimini 2010) poi confluito in Aprile di là (LietoColle/Pordenonelegge 2016). Collabora con la rivista clanDestino.

Alessandra Corbetta è nata a Erba il 4 dicembre 1988. È dottore di ricerca in Sociologia della Comunicazione e dei Media; è responsabile web e Social Media Director de La Casa della Poesia di Como. Ha scritto per la rivista culturale Alfabeta2. Per Flower-ed ha pubblicato la monografia poetica “L’amore non ha via” e per Silele Edizioni il romanzo “Oltre Enrico” (Cronistoria di un Amore sul finale). Per il blog Menti Sommerse dirige la rubrica poetica “I Fiordalisi”. Nel 2017 ha pubblicato per LietoColle, la raccolta di poesie “Essere gli altri”.

lunedì 25 gennaio 2021

Letture condivise a cura di Marvi del Pozzo: "Lo strano diario di un tramviere" di Salvatore Sblando (Ed. La vita felice 2020)

Avvicinandomi alla lettura dell’ultimo libro di Salvatore Sblando, sono rimasta perplessa sul titolo dell’opera: che cosa c’entra, mi chiedevo, la professione della vita con la sua poesia, quella di un uomo aperto, anzi spalancato, alle problematiche civili e sociali, di sensibilità profonda, sempre inclusiva in tema di arte, di bellezza, di emozioni? Che c’entra la grande capacità percettiva, l’abile tessitura dell’architettura poetica di Sblando con il mestiere di tramviere? Il titolo mi pareva francamente limitante, riduttivo.

Mistero momentaneo, chiarito andando a rileggermi la prefazione di Davide Rondoni alla precedente opera di Salvatore, Ogni volta che pronuncio te, La vita felice 2014. Si tratta dunque di un filo conduttore (un po’ di legittimo orgoglio, un po’ provocatorio) che lega l’opera nuova alla precedente: Rondoni, nella sua recensione positiva, terminava dicendo “il lavoro di questo scrittore... mi pare rappresenti un libro che dice di un’epoca, di un noi, e non sia solo lo strano diario di  un tramviere”. E anche qui, considerando l’ariosità del libro, questa locuzione aveva per me qualcosa di limitante, proprio in concreto, così come è la struttura chiusa, un po’ claustrofobica, di una vettura cittadina di fronte agli spazi sconfinati, aperti anche nei
riferimenti culturali, vasti e spaziosi, di certi testi di Salvatore. Va anche detto che il percorso su rotaia è sempre vincolante e unidirezionale (la rotaia appunto). Avevano un senso di  spazialità i grandi percorsi dei mitici treni di un tempo -  Orient Express, Transiberiana - che ti portavano ad attraversare terre esotiche e spazi sconfinati.

A riprova di queste mie sensazioni, voglio riproporvi, dal precedente libro, questa poesia dove le parole, anche tecnicamente perfette del componimento, diventano nel lettore memoria, e cioè vita che non muore, e vanno ben oltre il “diario di un tramviere” perché di diaristico non hanno proprio nulla, e non importa un fico secco se il poeta sia tramviere, fioraio, avvocato, portiere o commercialista. La poesia è universale: si annida in un’anima singola, trova espressione e vita propria o, altrimenti, non è.

 

Siamo

Siamo le parole che non scriviamo

quelle che pronunciamo

siamo gesti tra i pensieri

la carica a molla di un orologio

da taschino

le poesie rubate ai malanni

di Ripellino

 

Siamo la voce che non sentiamo

nel diniego in trasparenza

di una amicizia

 

Siamo la luce infinita dei lucernari

la disciplina del sorriso di Mandel'stam

  aperto come una strada,

non docile

non servo

 

Siamo l'assoluta ragione del consorte

la quiete nell'irrazionalità di una accusa

 

Perché voglio il silenzio in questa vita

l'urlo eterno nella mia discendenza

dopo la morte.

 

Ritornando all’opera di oggi, questa volta Sblando il diario lo crea davvero ed ogni poesia ha una sua collocazione di  tempo e di spazio certificata e datata. Talora, in sottofondo, c’è anche il tram, questa volta sì, in certe poesie legate a zone familiari di Torino: Piazza della Repubblica e il suo mercato Balôn, Piazza Derna, La grande città. Va detto - e a questo punto è chiarimento determinante - che Salvatore è il creatore di  Periferia letteraria, e il nome dice tutto: il suo intento è di stare accanto alla gente comune. Non solo il tram arriva in periferia e dalla periferia ritorna al centro cittadino, ma nei percorsi della città si snodano condivisione, confronti di cultura, sintesi di corrispondenze e differenze, circostanze quindi di arricchimento umano, personale, prima che culturale.

 

Piazza della Repubblica

Ora che sulla strada

brilla la luce fissa

della rotaia

che porta

verso il deposito

e sul pavé ottagonale

una pila in legno

umido di notte

lascia la voce

al venditore

di prezzemolo

e menta

         mi chiedo

cosa ti porta

a scegliere tra le foglie

abusive, profumate

e il metallo rotondo

rumore

di portafogli infranto

sul tram buio

d'orizzonte e fornici

(Torino, 15 novembre 2015)

 

*

Piazza Derna

I sogni

quelli veri

non hanno bisogno

di aggettivi

Come il traffico

di Piazza Derna

ruotiamo intorno

alle nostre poesie

desideri che diventano

voce e cadenza

     di Emilio

   Paolo

Taormina

O come quei maestri

che non puoi pagare

se non con la grazia

di ogni verso

sospendi il rosa

attillato dei tuoi occhi

Mentre il nostro rosso

acceso

si specchia sulle rotaie

del tram

per tagliarci

ancora

         sottovento

(Torino, 13 febbraio 2017)

 

Il sottotitolo del volume è Poesie per un nuovo inizio. Dopo eventi di grande dolore la vita impone di ricominciare, in modo diverso, certo più consapevole, a fare i conti col proprio presente e con la propria interiorità. Anche la poesia, plasmata dalle esperienze e dal dolore, col dolore matura: si fa più rarefatta, più “giusta” nella scelta del lessico, il verso più scandito, nuovo anche graficamente.

Dico questo perché personalmente ho notato differenze formali notevoli rispetto al libro precedente, del 2014. Qui, nel ritmo essenziale, talora persino sincopato, la parola si inserisce diversamente in spazi bianchi ampi, che ne fanno cornice, la precisano, la esaltano dilatandola. Questa diversa scansione, di verso e di spazio, diventa il carattere distintivo di Salvatore, originale, riconoscibilissimo. E'  una zampata, questo libro, di compiuta maturità poetica.

 

Poeta

Prima di iniziare

a scrivere

leggo

    sempre

    come quando

per guidare prima

per anni ho guardato

mio padre

Ora che scrivo

ho appena finito

di leggere

pagine altrui

di versi negati

e dipinti di sguardi

verdi e nero

china nel dipinto

che non sa

di essere nato

scritto

sopra notti

     intere di fogli

in trasparenza

(Torino, 19 aprile 2016)

*

 

La prova della mia scrittura

La prova della mia scrittura

sei tu

che leggi ogni

traccia d'inquietudine

che t'appresti fra le mie insonnie

e cancelli

ogni scansione del respiro

 

Mentre io fisso

l’ennesimo punto

unico segno

d'interpunzione e aria

fra me

e te

(Torino, 3 giugno 2018)

 

In questo libro la poesia nasce e vive alimentata dal dolore: una serie di perdite hanno segnato l’autore, dal lutto subito da bambino per la morte del figlio innocente della sua maestra di scuola, trovatosi casualmente sotto tiro nel 1979 in uno scontro tra forze dell’ordine e terroristi, fino al cruciale distacco dall’amatissimo padre, recentemente. Se vogliamo, la basilare figura paterna era già stata persa in precedenza, per il figlio, a causa di una malattia cerebralmente invalidante, che aveva reso Salvatore negli ultimi anni - come spesso succede - padre di suo padre, in uno scambio di ruoli particolarmente straziante in quanto innaturale. Ne so qualcosa anch’io. Ma dal dolore cresce e si fortifica anche l’amore e questo è un libro di versi d’amore, totalmente, liberamente, d’amore.

Riscontriamo l’amore e poi il rimpianto per il vissuto con il padre, ovviamente, ma soprattutto per ciò che il padre gli ha lasciato: l’eredità di affetti e di sentire. Campeggia quindi l’amore per l’amore: della natura, della vita nelle sue contraddizioni, delle donne passate e presenti, direi in lui sempre presenti perché gli hanno forgiato anima e sensi sia nelle affermazioni sia, forse più ancora, nelle negazioni cui la vita ci costringe. Così l’uomo conosce se stesso. Di nuovo giorni di sofferenza insostenibile si mescolano alle gioie dell’amore realizzato. Ma è da questo binomio che si impara a costruirsi e a ricostruire dei nuovi inizi. Ne deriva una poesia più consapevole, sicuramente coinvolgente e condivisibile.

 

Questo libro è uno di quelli che lasciano il segno e permettono a chi legge di andare avanti con rasserenamento e speranza. Non c’è facile ottimismo, ma Lo strano diario di un tramviere ci conduce a respirare in un mondo migliore.

Le sue poesie d’amore per la vita in ogni sua manifestazione sono, nello stesso tempo, tra le più immediate e scavate, più luminose e disperanti, più aeree ed abissali che io abbia letto (e non solo negli ultimi tempi!). Esprimono le contraddizioni di ogni tipo di amore, ma è proprio da questo aspetto che deriva per tutti la sua incommensurabile fascinazione.

 

I tuoi capelli

I tuoi capelli

che parlano di Sud

guardano rossi

al mio Sud

e declinano dopo

avere diviso

sedie e poesie

mentre c'è chi dorme

al fumo del nostro sigaro

come fosse un rito

poggiamo le nostre

labbra

sulla rabbia del consumarci

      a Sud

nel tuo ennesimo

  addio

(Torino, 4 maggio 2017)

 

Ricominciare

Svoltare

Vieni a vivere con me

Sono tutte cose

che hai chiesto

al mio silenzio

fermo

sulla strada del mio

ritorno a casa

                                   (10 gennaio 2018)

 

Mi siedo

Mi siedo

sulla prima panchina

    che incontro

Non ho più tempo

per me

        e tu sei

il mio tempo

Come è tempo

il fumo

che lascia

spazio al sigaro

consumato

tra dita,

labbra

e il netto taglio

sul mio ennesimo

      senso di colpa

(Torino-Spina Reale, 4 febbraio 2019)

 

Assenze

Oggi

vorrei essere

      un dolore

di quelli che nascono

dopo che abbiamo vissuto

sottosopra

senza fiato

 

Perché quando

non ho male

significa che non ci sei

(Torino, 10 settembre 2019)

 

Sigari

Lascio che passi

un'altra notte

inerte

      senza te

Il sorpasso

  dell'assenza

     supera la curva

dei pensieri

      e si posa

    sul controvento

fumoso

    di un sigaro

cubano

(Torino, 1.9 gennaio 2020)

 

Un tempo nuovo

Amore mio

ho bisogno di toccare

le stesse notti

    giorni uguali

      ore e minuti

         che tocchi

 anche tu

 

fino a che

    toccherò

        ancora

millimetro

          su millimetro

un tempo nuovo

 

    insieme a te

(Torino, 19 gennaio 2020)