È già nel titolo della raccolta una delle chiavi di lettura della poesia di Marvi del Pozzo.
È nel rapporto tra immaginazione e ragione, tra l’immaginifico dell’intuizione e la razionalità che preme che si pone.
È come se ogni idea poetica debba passare per un filtro razional-filosofico che ne giustifichi l’uscita e/o resti valido anche per le proprie esperienze umane.
“…Con gli occhi, a riva, /abbraccio ciò che vedo, /vivo l’ubriachezza/dell’andare/ma io giungo al di là/dell’orizzonte/e più di quella vela/vado oltre.”
Ma Marvi è come una
pietra preziosa dalle molte facce. A volte è parca di parole ma apre orizzonti,
a volte le parole sono pietre che rotolano nella quotidianità, a volte
sono “versi-parola” che infilzano quando è tempo di tirare le somme, a volte
sono pennellate impressionistiche come quando “…Hai piedi di maestrale/quello estivo che lustra/cielo e acqua di
colore/rasserena il mondo/di frescura./Proprio come fai tu/con un sorriso/di
sassolini bianchi e madreperla/quando di corsa al limitar dell’acqua/in
silenzio t’abbracci/ all’orizzonte/e
ti confondi nelle cose intorno.”
l’immensa libertà che ispira “ …e nella notte nera in mezzo al mare … calma inquieta e ingannevole paura …tu che di cuore vivi e senza norme/ai grandi spazi t’apri e vuoi far tuoi…”.
Perché la ragione a volte soggiace all’emozione. L’impertinenza d’una eterna ragazza, l’innata curiosità, l’amore per il bello sono per la poetessa valori assoluti a prescindere dalla loro razionalità.
La suddivisione del volume nei vari capitoli è anch’essa la trama in cui si dipana l’ordito d’una vita multicolore, sempre alla ricerca di sé nel mondo che la circonda.
Lorenzo Poggi
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