lunedì 7 dicembre 2020

Anna Maria Curci legge "La logica delle nuvole" di Marvi del Pozzo (Ed. La vita felice 2020)


Come in vasi comunicanti

non sai più

chi dà e chi prende

            (Marvi del Pozzo, La logica delle nuvole)

                                                            

La lettura delle poesie della raccolta La logica delle nuvole ha suscitato in me un senso ampio e crescente di riconoscenza, una conoscenza raddoppiata e amplificata in quel percorso di gentilezza e solitudine al quale accenna la Nota dell’autrice: «[…] ma tutti riconosciamo quanto i versi di tanti poeti abbiano cambiato la nostra vita. In che cosa? Nel sentire le “intermittenze” del cuore, nel cercare i valori della gentilezza, della solitudine – quando è una scelta-, dell’educazione al silenzio e all’ascolto».

Il sentimento di riconoscenza è rivolto al percorso che va dall’esplorazione e dall’esperienza individuale alla “generalità”; è un cammino che si apre alla consonanza. Corde vibrano, echi risuonano e altre voci richiamano. È così che il componimento posto all’inizio del viaggio nella Logica delle nuvole:           

 

Scrivere poesia

è forma di preghiera.

Individuale

minuta intelligenza

nel crogiuolo dell’anima

del mondo

 

lancia, gentile e determinato allo stesso tempo, un accordo a un passaggio significativo in Un soffio di vita di Clarice Lispector:

 

ANGELA: Provo un profondo piacere nel pregare e nell’entrare in contatto

intimo e intenso con la vita misteriosa di Dio. Non c’è niente al mondo che

sostituisca la gioia del pregare.

 

Ecco che la individuale / minuta intelligenza si sporge oltre e fuori da sé, schiude i sensi e tende le percezioni tutte verso uno stato di allerta, di voglia attenta e trepidante, preludio all’accesso a una logica più ampia. La percezione acuta della fugacità (Amnesia), della fragilità (Novembre), del limite, si riversa allora, di passo in passo, con la saggezza della attesa desta, e, ancora una volta, della gentilezza e della solitudine, nel fluire universale, nella vivida rappresentazione dello scorrere e del trascorrere di energia creatrice:

 

Ma questa inconsistenza dell’umano

non mi dà pena finché godo il mare:

nel fluire intrigante e sempre uguale

sulla rena assolata a mezzogiorno

torpida e ipnotizzata nelle membra

quanto più attenta e vivida nel cuore

percepisco un trascorrere d’energia

dal fuori al dentro e poi dal dentro al fuori,

e mi si svela il volto del creato.

 

Ecco lo stupore, il prodigio rinnovato, la rivelazione, che si riflette, si rifrange, si moltiplica nelle cinque sezioni che compongono il volume: Filosofia del naturale, La folgorazione dei frammenti, Il nutrimento degli affetti, Vita dei miei silenzi, Fantasticherie, ed esplora, con metri diversi e, pur nella varietà, con un amorevole e sapiente ricorso all’endecasillabo, affetti e memorie, suggestioni pittoriche e musicali - mirabili quelle dedicate a Van Gogh, a Monet, a Debussy -, incursioni diurne e voli notturni nel «Vivere parole di poesia» (Guido i’ vorrei, Volo di notte, Certi poeti; un appello irresistibile i versi di RileggendoGli imperdonabili” di Cristina Campo), mito (Inno a Pan, Argo, Ulisse), fiaba (Morgana e Melusina) e storia (Anghiari) in un animato e appassionato intreccio di logos e poiein.

In ogni componimento vive e opera una logica devota alla verità della parola, una rigorosa assunzione di impegno, una consapevolezza del rischio fatale della mendacità: «Che non capiti a me/ di tradire le parole.» (Pensiero). Ogni poesia è, allo stesso tempo, una affermazione vigorosa della capacità, propria di chi è Poeta, di trasvolare, di trasfigurare, senza evasioni, senza sottrarsi, dunque, al «buio del dolore e morte».

È nello slancio verso l’oltre, assorto e attento alla verità della parola, coraggioso nell’elevarsi, consapevole della comune esperienza del dolore, è nel richiamo, che leggo tra le righe, al Salmo 85(84) - «Amore e verità s’incontreranno, / giustizia e pace si baceranno.» - che si illumina, e apre la via al riconoscimento e alla riconoscenza, la poesia di Marvi Del Pozzo.                         

Anna Maria Curci

 

Dalla sezione Filosofia del naturale

 

Provenza

 

Stridio di cicale avviluppa

corone di ore allungate,

il canto ti passa attraverso,

ti prende, t’invade i pensieri.

Il corpo dal sé rarefatto

per orgia di rito ossessivo

si lascia inverdire le foglie,

percorso da linfe e germogli,

da mani segrete di vento.

È l’ora in cui tutto è prodigio,

tu sei la cicala che stride

sei la cavalletta che balza

drogata, ubriaca di luce

e pensi che il cielo sia tuo

che il salto s’innalzi infinito

né possa aver fine lo slancio.

Il sole fiammeggia d’incendio

e d’oro riflettono i prati.

 

Dalla sezione La folgorazione del frammento

 

Affamata di parole

 

Come mendicante

in angolo di strada

tendo la mano,

affamata di parole

profumate di segala e di terra

puntinate di fiordalisi azzurri

che c’erano nei campi

una volta

ma non crescono più.

 

Dalla sezione Il nutrimento degli affetti

 

Sorelle

 

Ho sognato di noi

qualche notte fa

vecchie ragazze d’oggi

nei vestiti di seta

del viaggio a Roma

con i genitori,

il sole in faccia

e la vita davanti

come nella foto.

Io verde mela tu

di bianco e rosso,

diverse in tutto

come è sempre stato.

Una diceva all’altra,

non so chi:

«Non ci siamo tenute mai per mano

perché in sostanza

non ce n’è bisogno:

noi ci teniamo

per il cuore.»

 

Dalla sezione Vita dei miei silenzi

 

Rileggendo Gli imperdonabili di Cristina Campo

 

Perché i miei versi

sono così tristi

se la gioia mi coglie

e duratura

solo che guardi

la natura viva?

Allora sovrappongo tempi e spazi

e ricompongo simboli e parole

in figure nutrite d’armonia

di cultura, di mito, di un’idea.

Oggi il reale è freddo

di bellezza; disperso il favoloso

e il mistero, carente di destino

e profezia, il poeta smarrito

impallidisce

chiuso nel cerchio suo

di disincanto,

asfittico respira

nebbie infette.

La memoria del Bello è lacerante.

 

 

Dalla sezione Fantasticherie

 

Poeta

 

Poeta

è chi riesce a farsi aria,

quella che avvolge

il senso delle cose,

trasvolando

e uscendo dalla storia

da miserie di un sé in disfacimento.

Non vuol sfuggire

ma trasfigurare:

cerca un barlume spirituale e vivo

anche nel buio del dolore e morte.

1 commento:

  1. Marvi, sempre splendida;Poesie bellissime, spero di poterle leggere tutte. Carissima Marvi, non è un buon periodo per la mia famiglia ma desidero mandarti un augurio di un Natale felice, con la speranza di rivederti presto. rita

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