Io scelgo la mia verità (Yo escojo mi
verdad) è una raccolta poetica di Francisco de Asís Fernández, selezionata da
Victor Rodriguez Núñez, in corso di pubblicazione
in Italia dalla Casa Editrice Raffaelli e tradotta mirabilmente da Emilio Coco.
Siamo di fronte a un libro di grande
riflessione sul senso della vita, sul suo inesorabile e a volte crudele
trascorrere. E’ un libro d’amore e di dolore. Di sogni e di delusioni.
Persistono gli elementi fondamentali
della poetica di Francisco anche se qui hanno subito una sorta di
trasformazione ,o forse è meglio dire di maturazione. Il tono è più pacato
rispetto alla poesia che troviamo in “Luna bagnata” (“Luna mojada”), ma questa
pacatezza è proprio il frutto di un’evoluzione esistenziale e poetica, di una riflessione impietosa sulla
caducità della vita. Alla passione dirompente si contrappone il senso di
disperazione, la delusione profondissima della vita che passa togliendo la
forza, la gioia; lasciando invece il ricordo di ciò che fu, della bellezza di
un tempo. E’ incredibilmente forte questo libro e riesce ad affrontare un
argomento difficilissimo come la vita nella sua ultima parte, quando l’uomo fa
i conti con il suo corpo orami stanco, a volte malato e comunque oramai debole
e succube di disfacimento doloroso, ma con una lievità luminosa. E’ proprio in
questo immenso dolore che il poeta Francisco inserisce un elemento incredibile:
la speranza e il sogno.
E infatti, come dicevo prima, gli
elementi fondamentali della poesia di Francisco de Asís Fernández persistono,
come la “luce” . Una luce abbagliante che si contrappone al dolore, alla paura,
alla delusione. Questa luce diviene sogno, desiderio, maturità. E’ un raggio di
bene che ci abbraccia tutti. Un esempio è la poesia “La tigre e la rosa” (El
tigre y la rosa):
che le tigri fanno l’amore con le rose
sotto le brillanti lune azzurre
e ascolto il canto dei cenzontles
e sento l’odore del loro volo.
E odo che la tigre dice alla rosa:
“ti devo sognare per sette notti
e non devo toccarti
perché non scompaia la tenerezza
e la magia delle mie fantasie,
solo così potrò sapere se i miei sogni
mi aspetteranno fino a che apparirà il
sole”.
Yo escucho mientras duermo
que los tigres le hacen el amor a las
rosas
bajo las brillantes lunas azules
y oigo el canto de los cenzontles
y siento el olor de su vuelo.
Y oigo que le dice el tigre a la rosa:
“te debo soñar durante siete noches
y no debo tocarte
para que no desaparezca la ternura
y la magia de mis fantasías,
solo así podré saber si mis sueños
me aguardarán hasta que el sol aparezca”.
In questa poesia, così come in molte
altre del libro, è presente un altro elemento fondamentale: la “natura” nella
sua dimensione primigenia, quasi selvaggia ma nello stesso tempo dolcissima.
Io penso che sia un elemento splendido
che inserisce il poeta in una dimensione terrena e celeste allo stesso tempo.
Lui è radice e nuvola, terra e sogno.
Perché questo elemento “natura” con la sua esplosiva e originaria forza
si contrappone alla fragilità dell’essere umano in una lotta costante che non
porta però alla rassegnazione, ma al desiderio, alla passione.
La natura diviene metafora del lato bello
e vigoroso della vita.
Per esempio nella poesia “Il poeta e il
suo specchio” – “El poeta y su espejo” Francisco scrive: … e mi vede come un
giovane cervo in giro per le rupi/ in un paesaggio di pietre e spine/ - …y me
ve come un venado joven suelto e los riscos/ en un paisaje de piedras y
espinas/.
O nella poesia “Sbronza di mezzanotte” –
“Borrachera de media noche” : Vorrei dormire come un cavallo che non sa dove
dorme/per non vedere le ombre che vedo nella penombra/… - Quisiera dormirme
como un caballo que no sabe dónde duerme/ para no ver las sombras que veo en la
penumbra/.
Il poeta sente il bisogno, la necessità
della metafora del cervo e del cavallo (entrambi animali forti, fieri, elegantissimi)
per esprimere il suo desiderio (che poi è il desiderio di ogni uono)
contrapponendosi invece alla crudeltà del vero dove spesso, la solitudine dilaga.
Vorrei citare un’altra poesia dove tutti
i sentimenti di cui abbiamo parlato coesistono:
Ritratto del poeta
C’è un’infiltrazione d’acqua infame nel
tetto della mia testa
che sta inondando tutti i pensieri
che potevano ancora salvarsi con qualche
riparazione.
E ci sono molte termiti che distruggono
memorie, immagini,
manie, amori e vecchi rancori
che sostenevano molte pareti di carta e
dense ombre.
Nel mio corpo sembra che si sia liberato
un animale
il cui unico desiderio è quello di
distruggere ciò che trova e che ama,
di mangiarsi gli specchi dei fiumi del
Paradiso
dove guarda l’orrore dei suoi occhi vuoti
aperti
e i monconi dell’anima.
Retrato del poeta
Hay una gotera infame en el techo de mi
cabeza
que está inundando todos los pensamientos
que todavía se podían salvar con algunas
reparaciones.
Y hay mucho comején destruyendo memorias,
imágenes,
manías, amores y rencores antiguos
que sostenían muchas paredes de papel y
densas sombras.
En mi cuerpo parece que se soltó un
animal
cuyo único afán es destruir lo que
encuentra y lo que ama,
comerse los espejos de los ríos del
Paraíso
donde mira el horror de sus ojos vacíos
abiertos
y los muñones del alma.
In tutto il libro troviamo poesie
dedicate a qualcuno. Così troviamo la poesia che ho già citata prima “Il poeta
e il suo specchio” – “El poeta y su espejo” dedicata ai nipoti Andrés Alejardo
Francisco de Asís d Andrea Camila Francisca de Asís; la poesia “Corrispondente di
guerra” – “Corresponsal de guerra “ dedicata alla memoria del grande amico, il
poeta Alvaro Urtecho; la poesia “Eva sul palmo della sua mano” – “ Eva en la
palma de su mano” dedicata a Gioconda Belli; la poesia “Mondo della poesia” –
“Mundo de la poesia” dedicata alla memoria dei fratelli William Hüpper, Miguel
Cárdenas e Agustín Vijil; la poesia “Lei palpitava di bellezza” – “Ella
palpitava de belleza” dedicata alla moglie Gloria; la poesia “Principio del
mondo” – “ Principio del mundo” dedicata al figlio Camilo René; la poesia “Le
tasche dei miei pantaloni” – “Las bolsas de mis pantalones” dedicata a Antonio
e Angelina Gamoneda; la poesia “la favola dei condannati della terra” – “La fábula
de los condenados de la tierra” dedicata al fratello Jotamario Arbeláz;
Ho voluto citare tutte le poesie
dedicatorie perché esse sono molto significative della natura stessa del poeta;
una natura che sente il bisogno di dedicare i propri versi a qualcuno è una
natura bella che esprime i sentimenti più onorevoli dell’animo umano, che
dimostra nei fatti amicizia, amore, riconoscenza. Rendere immortali con i
propri versi è un dono infinito. E’ un atto di assoluto amore. E così voglio
parlare di Francisco de Asís Fernández, come un uomo, un poeta, che nella sua
vita, nella sua preziosa vita ha conosciuto l’amore vero e puro e lo ha cantato
portandolo fino a noi.
Infine propongo la poesia
“Lei palpitava di bellezza” - “Ella palpitava de belleza” dedicata alla moglie
Gloria, una delle poesie d’amore più belle che abbia mai letto.
Costruirò un palazzo
in mezzo al mare
fatto di versi e di pesci
per vederla sorridere.
Lei palpitava di bellezza
ed era la mia luce e la mia tenebra.
Il suo volto e la sua luna erano diversi
dal fiume e dall’arancio.
Lei era un gelsomino vergine
e una valle di gigli.
Io le dicevo:
metti la mia vita su di te
metti la tua vita su di me
per unire il tuo alito di narcisi
al fiume della mia vita vicino al tuo
sogno.
A Gloria
Voy a construir un palacio
en medio del mar
hecho de versos y de peces
para verla sonreír.
Ella palpitaba de belleza
y era mi luz y mi tiniebla.
Su cara y su luna eran diferentes
al río y al naranjo.
Ella era un jazmín virgen
y un valle de lirios.
Yo le decía:
pon mi vida sobre ti
pon tu vida sobre mi
para zurcir tu aliento de narcisos
al río de mi vida junto a tu sueño.
Francisco de Asís Fernández è nato a
Granada, Nicaragua, nel 1945. Poeta, narratore, saggista e promotore culturale.
Ha pubblicato i libri di poesia A principio de cuentas (1968, illustrazioni di
José Luis Cuevas), La sangre constante (1974, illustrazioni di Rafael Rivera
Rosas), En el cambio de estaciones (1982, illustrazioni di Fayad Jamís), Pasión
de la memoria (1986), Friso de la poesía, el amor y la muerte (1997,
illustrazioni di Orlando Sobalvarro),
Árbol de la vida (1998, illustrazioni di José Luis Cuevas), Celebración
de la inocencia: Poesía reunida (2001, illustrazioni di José Luis Cuevas),
Espejo del artista (2004, illustrazioni di Orlando Sobalvarro), Orquídeas
salvajes (2008), Crimen perfecto (2011, illustrazioni di Rogelio López Cuenca),
La traición de los sueños (2013, illustrazioni di Omar de León), Luna mojada
(2015, illustrazioni di Mario Londoño), La invención de las constelaciones
(2016, illustrazioni di Juan Carlos Mestre) e El tigre y la rosa (2017,
illustrazioni di Juan Carlos Mestre). È presidente del Festival Internazionale
di Poesia di Granada, Membro a pieno titolo dell’Accademia Nicaraguense della
Lingua, Medaglia d’Onore d’oro
dell’Assemblea Nazionale di Nicaragua, Croce dell’Ordine al Merito Civile
conferitagli dal Re Juan Carlos I di Spagna, Dottorato Honoris Causa in
Dottrine Umanistiche conferitogli dall’Università American College, Figlio
Diletto della Città di Granada, Nicaragua.
Francisco de Asís Fernández nació en
Granada, Nicaragua, 1945. Poeta, narrador, ensayista y promotor cultural. Ha
publicado los poemarios A principio de cuentas (1968, ilustraciones de José
Luis Cuevas), La sangre constante (1974, ilustraciones de Rafael Rivera Rosas),
En el cambio de estaciones (1982, ilustraciones de Fayad Jamís), Pasión de la
memoria (1986), Friso de la poesía, el amor y la muerte (1997, ilustraciones de
Orlando Sobalvarro), Árbol de la vida
(1998, ilustraciones de José Luis Cuevas), Celebración de la inocencia: Poesía
reunida (2001, ilustraciones de José Luis Cuevas), Espejo del artista (2004,
ilustraciones de Orlando Sobalvarro), Orquídeas salvajes (2008), Crimen
perfecto (2011, ilustraciones de Rogelio López Cuenca), La traición de los
sueños (2013, ilustraciones de Omar de León), Luna mojada (2015, ilustraciones
de Mario Londoño), La invención de las constelaciones (2016, ilustraciones de
Juan Carlos Mestre) y El tigre y la rosa (2017, ilustraciones de Juan Carlos
Mestre). Es Presidente del Festival Internacional de Poesía de Granada, Miembro
de Número de la Academia Nicaragüense de la Lengua, Medalla de Honor en Oro de
la Asamblea Nacional de Nicaragua, Cruz de la Orden al Mérito Civil otorgada
por el Rey Juan Carlos I de España, Doctorado
Honoris Causa en Humanidades otorgado por la Universidad American College, Hijo
Dilecto de la Ciudad de Granada, Nicaragua