La linea fragile
“Notte fonda. Mi sono alzata e tutto mi gira intorno.
Ho
paura di quello che scriverò”
(D.Grossman)
Sempre la fragilità si dirige
sommessa alla deriva
nello slaccio d’abbandono del
sentire,
è la lacrima a cogliere la perfetta
stanza
della noncuranza,
incauto nascondiglio della goccia
il passaggio della scesa,
là dove l'arrestarsi precede il
dardo, la caduta
l'affidarsi estremo, disorientato
abbraccio.
***
Dagli scomposti sensi della
nuvola
prende forma l’astratto ricomporsi,
ariette nuove
resta il volto frastagliato
dell'amore
oltre il sasso nero,
secolare aggrumo di un evento
fermentato.
Ripartirò da qui, dall'incendio dei
colori
luoghi incerti della brezza.
***
Ogni
accadimento sottrae qualcosa
porta
in un limbo
al
faro rotto e ai frantumi delle foglie
la
svirgolata viola sopra l’occhio perde i sensi,
i
pensieri furono intarsi del non so più chi sono:
le
onde fisse nella notte di Munch
l’urlo
silenzioso in volto – nessun messaggio -
solo
il linguaggio muto del cercare vita.
***
Ci vogliamo esatti
se siamo un connubio di ortiche
sfiorati negli angoli e punti
consapevoli del tedio
sulle mani nessuno ci coglie più.
Non siamo i fiori del gelsomino
garbato
allungati per necessità ci rinnova l’acqua
battesimale
eppure
siamo riflessi felici delle felci,
così fa il tempo con le nostre
mancanze
offre ancora motivi per farci
riconoscere.
Il
segno possibile
“Non dobbiamo estirpare il bulbo del fiore a ogni minuto
per
misurare la lunghezza della radice”.
(D.Grossman).
Mi lascio sfogliare da un flusso
smisurato,
sono le betulle fuori operanti e
timide
a contare le strette di mano e i
fallimenti,
sirene inabissate tormentano
l’infinito
sei tu il rigo informe dell'acqua
dove affollano i versi
quei lontani orizzonti di fluidi e
materie,
lo sconfinarsi umano della
possibilità.
***
Talvolta la realtà si spunta
rende soli e ci sparpaglia,
ci rende esploratori di un ideale
possibile
di un percepire ancora e presenza.
Ma quando l'elastico a colori
sfumando si allenta
cerco io uno sguardo fermo da non
spartire mai
afferrando le sbavature di
molteplici verità,
mi inchino prudente al varco limpido
dello scoglio.
***
Qualcosa ci dimentica su un davanzale
il geco piatto sul muro
incurante di un giro degli occhi,
moltitudini gazzelle fermentano steppe
cremose
qualcosa trapassa e infrange quello
che sono stata
ricompongo le superfici su cui cammino
i sogni sono gradini o salite.
Le distanze metri o minuscole fugacità.
***
Non ho mai smesso di scoprire il
tracciato del bosco
riporta coriandoli e luce di aironi,
i vecchi stecchi hanno varianti
intricate,
lumache respirano piogge residue.
Mai ho voluto rinunciare a cosmiche dichiarazioni
che valgono mille notti di scettri:
ci sono brevità stellari
nell’incanto
metamorfosi nell'ascesa
straordinaria dell’anima.
Così fanno i poeti quando consegnano
i diamanti:
estraggono quelli corrotti e incidono
versi sulle foglie,
sollevano il segreto del vento.
***
Strilla
il campo al canto dell’usignolo
quando
lascia impronte sulle terre fresche
annotta
a Est la danza delle barche
quando
lo stormo dei susini saluta le nostre ciglia
bianche
sono l’aria le tue mani e il giglio di Ophelia
svela
il sogno seducente delle perle,
è
troppo blu lo scarto fra le dighe al vento
quando
ci si lascia così senza una parola buona,
la
città è perduta forse
ma
non per chi si ama per sempre.
Perdersi
non più
“E non voglio che tu sia per me un
parafulmine.
Perché
dovresti parare i miei fulmini?
Al
contrario, sai? Vieni e dimmi: sii luce!”
(D.Grossman)
***
Perdersi non più,
ti cercherò altrove
oltre il tempo di un sovvertito
spazio
di improbabili equilibri.
Il divenire è evoluzione,
meta umana della genesi.
***
Gli occhiali si sono plasmati al
naso
annegati nell’impulso del gesto rarefatto
lentamente
non ce ne siamo accorte mai e ora siamo
tornate fragili
siamo passate per la semioscurità
delle stanze aperte ai mari grandi
ingoiati dai delfini, navi senza
àncora.
Mi lascerai il mistero del mondo, di
questo ne ho coscienza
un pulito labirinto nell’ultimo
cerchio indistinto.
Quando sarò infine io quel buio, ti
cercherò incisa nel sangue.
***
I torrenti misurano i millenni, passi
fanno somma,
il tempo si accosta fedele alla
puntualità delle cose,
prima del ricercarsi il cielo torna
chiaro
ha fatto i conti con le intemperie
ha determinato le sottrazioni
per questo le follie tornano sempre
in numero pari.
***
Gli incontri sono avventi afferrati
in volo
sguardi-luce tenuti stretti in un carpe diem,
eppure a volte
sulle nostre verità si allungano i
capelli delle ombre.
Non saprò più niente delle strade oltre
i cancelli
degli scatti in bianco e in nero dei
tuoi viaggi
degli occhi miopi,
il tempo ci disarma, ha la forza
dell’unire e del dividere
porta via il pensiero e lascia
quieti
memoria dimenticata, digiuni eppure
senza fame.
Adua Biagioli Spadi, pittrice, Maestra d’arte e Operatrice
Culturale opera a Pistoia; presente in numerose pubblicazioni antologiche di premi letterari nazionali e
internazionali, tra cui Ambrosia, presentata ad
EXPO’ 2015 - Milano, e “Novecento e non più. Verso il Realismo
Terminale” presentata alla Fiera di Roma 2016 ed. La Vita Felice (MI), in
Agende Poetiche (Ibiskos Olivieri – Otma Edizione) e Collane Letterarie -
Schegge d’Oro - Montedit ed.; Agape (La Vita Felice). Socia di diverse
accademie letterarie, a Giugno 2015 pubblica l’Opera Prima “L’Alba dei
papaveri” – Poesie d’amore e identità- Edito ‘La Vita Felice’ (MI), 2° Premio
Letterario Giovane Holden 2016 per la sezione poesia edita e finalista al
premio letterario Alberoandronico 2016. Interessanti recensioni sul libro si
trovano su riviste letterarie (“La Nuova Tribuna Letteraria”/ “Qui Libri”).
A Maggio 2017 pubblica “Farfalle” – Gaele Editore,
un piccolo libro d’Arte a tiratura contenuta di pezzi unici contenenti unica
poesia e disegni dell’autrice.
Da Luglio 2017 lo stralcio di una poesia tratta da
“L’Alba dei papaveri” viene scolpito su stele in pietra serena e ubicato in
località San Pellegrino di Sambuca Pistoiese per la valorizzazione della
cultura e della montagna (Progetto culturale Parole di Pietra).
Cura il Sito Internet www.aduabiagioli.it.