«In principio
fu il verso»,
il respiro
creatore, il ritirarsi di Dio
alle sponde dell’infinito.
Farsi da parte
per fare spazio.
Così se ti
osservo e respiro il tuo nome,
così senza
prendere spazio
mi ritiro per
vivere nel tuo soffio.
La
musica del Bereshit
Prima fu
silenzio. Il tempo non scandiva nessun ragtime umano.
Non c’era la
nota che dava l’attacco per il concerto.
C’era solo un
principio senza violino. Senza pianoforte.
Senza shofar.
Era solo un caotico silenzio: di morte.
Poi un soffio.
Un lungo soffio portò l’amore.
Una lunga nota
profumata portò l’ordine e la chiara geometria.
Il canto degli
alberi e dei campi allietò il cuore.
Cominciò ad
esistere dal nulla lo spartito. Il decagramma.
Tutto fu.
Nella musica della Creazione.
Il
verbo del giorno
Il verbo del
giorno – latrare
di cani di là
dall’isolato,
odore di
strada bagnata,
chiacchiericcio
di donne e madri alla finestra,
sonetti di
uccelli
tipo botta e
risposta (i rumori
della città
sono rimasti altrove):
la mattina
colleziona voci stese al sole.
Alla voce epifania
Rappresa la
memoria come una macchia,
il ricordo
avanza nel corridoio,
ipotalamo
sotterraneo
che dal
meridiano
raggiunge il
soggiorno, la lampada, gli odori –
assembramento
familiare
che la mente
riconosce;
rileggo Rilke,
la sua orfica sostanza
si sovrappone
al silente
ossimoro di
un giorno piovasco;
l’udito
accompagna la percezione,
nell’angolo
del dagherrotipo
gli occhi
intercettano il vuoto.
La memoria è
una lenta fuga,
parafrasi del
tempo
alla voce epifania
in lettera minuscola.
Davide Zizza
(1976) è nato a Crotone, dove attualmente vive. Dopo la plaquette Mediterraneo
(2000), ha pubblicato la raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe
Mutevole, 2012). Un suo breve saggio, La lettura e la scrittura come etiche
dell’ascolto, è presente nel volume collettaneo Ascolto per scrivere (Fara
Editore, 2014). Ha pubblicato in Grecia alcuni articoli dedicati a Salvatore
Quasimodo, Jules Laforgue e Robert Lowell. La sua seconda raccolta di versi,
Ruah (Edizioni Ensemble) è del 2016. Successivamente la sua poesia Pop Art
Marilyn, dedicata a Marilyn Monroe, viene pubblicata nell’antologia Umana,
troppo umana curata da Fabrizio Cavallaro e Alessandro Fo (Nino Aragno Editore,
2016). Altre poesie, fra cui Cartolina di Mallarmé, L’ironia di Ulisse, La musa
dell’uomo solo, Pesca notturna, Quasi, Nello stupore che precede, Ferita,
vengono inserite nell’Almanacco “Quasi a filo di luna” (LietoColle, 2017).
Lacinion (dedicata al Promontorio di Capo Colonna) viene inclusa nell’antologia
Come sei bella. Viaggio poetico in Italia, curata da Camillo Langone (Aliberti
Compagnia editoriale, 2017).
Quanta bellezza c'è qui..grazie
RispondiEliminaLa memoria è una lenta fuga, com'è vero. E non smettiamo mai di fuggire. Ci piacerebbe, anzi, fuggire all'incontrario, ritornare indietro, per amare meglio, per amare di più, chi abbiamo amato.
RispondiElimina