domenica 23 maggio 2021

Fili di condivisione a cura di Marvi del Pozzo: "L'innocenza usurpata" di Brina Maurer (Ed. Macabor 2021)

 

Fili di condivisione è la nuova breve rubrica a scadenza variabile che  intende accompagnare gli autori già in precedenza presentati in Letture condivise, segnalandone i lavori ulteriori. Come si sa, la poesia crea legami misteriosi e profondi che perseverano nel tempo. Oltre che rispondere a un desiderio di completezza informativa, la rubrica intende mantenere un filo di condivisione e di consolidamento di rapporto umano e artistico tra autore e lettore.

            Marvi del Pozzo

 

Brina Maurer

 

È recentemente uscito il lavoro poetico di Brina Maurer, L’innocenza usurpata, Macabor 2021.

 

La poesia, d’impatto immediato, originata da situazioni personali sedimentate, ma troppo dolorose per
essere digerite, si fa poesia civile di commozione e violenza nello stesso tempo in difesa di ogni creatura che venga sopraffatta per la propria innocente fragilità. Si tratti dei semplici di cuore, dei disabili, dei bambini, di giovani ragazze inesperte della vita, di animali totalmente dediti all’uomo con ingenuità e fiducia malriposta.

Il mistero della sofferenza e del male, del mondo e nel mondo, diventa responsabilità di ciascuno, imprescindibile e improrogabile di fronte alla denuncia dell’autrice, che tocca le corde di ogni sentimento possibile, soprattutto nella resa quasi antropomorfica della specie canina che parla e vive in poesia come vittima sacrificale e innocente, talora di trascuratezze e superficialità umane, ma troppo spesso di crudeltà ed efferatezze impunite.

 

Un libro da leggere per pensare e adattare i propri comportamenti: poesia di intenso disagio esistenziale, affrontato coraggiosamente con sguardo fermo sulla realtà. Denuncia dura e commovente insieme: i versi ci entrano dentro col ritmo del respiro e dell’affanno del cuore.

 


Letture condivise a cura di Marvi del Pozzo: "Ti ho lasciata con gli alberi " di Terry Olivi (Ed. La Vita Felice 2020)

Ti ho lasciata con gli alberi di Terry Olivi è libro di grande garbo e delicatezza, proprio come la sua autrice, che ispira armonia ed equilibrio in ogni suo modo di essere e di fare, forse perché non solo è attenta studiosa della cultura orientale che ha sapientemente fuso con la classicità del mondo greco-romano, ma in questo introiettato sincretismo ha saputo trovare il fulcro della sua vita, totalmente a contatto con la natura nel rispetto assoluto del creato. Vita e arte totalmente armoniche e coincidenti in Terry, con una grazia e una consapevolezza insieme che incantano.

La sua poesia ha il candore rapito di un haiku giapponese, genere cui si è ampiamente dedicata negli anni. Il suo rivolgersi aggraziato verso le luci variate del giorno, i riflessi su piante e fiori del suo giardino pensile, mi fanno pensare alla nitidezza incontaminata di analoghe immagini di certe poesie di Tagore. Come dicevo poc’anzi, vita e poesia sono dunque all’unisono in Terry Olivi, esemplificando quindi il massimo di verità poetica dello scritto nei confronti della vita quotidiana e dell’intento teorico.

Questo libro con grande tenerezza celebra l’amore, come del resto il volume precedente:
Nell’indaco notturno, La vita felice 2007, scritto in memoria del padre. Qui l’autrice canta l’amore per la vita proprio nel momento in cui si celebra il distacco per eccellenza, quello da una madre amatissima, di cui si è condivisa la lunga esistenza con dedizione e passione infinita, fisicamente ed emotivamente. È un libro commovente, ma non è un libro triste. L’autrice vive sulla sua pelle il verso classico
omnia vicit amor et nos cedamus amori di Virgilio, considerato il più cristiano dei poeti antichi perché ha un che di verità precorritrice il messaggio di Cristo.

“Tutto vince l’amore e noi ci arrendiamo all’amore”: l’amore dunque vince il dolore fisico, la sofferenza morale, la pena del distacco, lo scoglio della morte. Perché è più forte di ogni cosa, come l’amore tra Terry e la sua mamma. Così il diario degli ultimi tempi della signora Maria, novantacinquenne, non è la sequela di un triste declino finale, ma l’esaltazione di un crescendo di bellezza, di comprensione, di affetto, in reciproco scambio vitale.

 

Quieta diffondi pace,

pace di esistere

di accogliere tutto

nella calma domenica di febbraio.

Come tua madre

come tua nonna

e tutte le tue antenate

avete accettato tutto.

Con pazienza, con rassegnazione,

con resilienza.

 

Paura di esistere

forza di resistere.

 

Hai conservato il tuo essere,

il tuo messaggio,

la cura di far bene,

la bellezza, la forza spirituale.

 

Il desiderio di esistere

ora non c'è più...

Hai lasciato il testimone.

Ora è il mio turno:

lasciare il testimone

poi a mia volta.

(4 febbraio 2020)

*

Domani sarà il tuo compleanno.

Novantacinque anni.

Energia vitale di luce,

come dice il Tao.

Una torta ai lamponi

e alla crema di cocco.

Sorrisi di gioia:

desideravo tanto accompagnarti

a questo traguardo.

Domani arriverai

con la tua carrozzella rossa

e taglierai il traguardo,

lo sguardo incerto, enigmatico.

Ci faremo un selfie.

(27 febbraio 2020)

*

Piccola,

nel grande letto matrimoniale,

ti imboccavo

e tu aprivi la bocca

come un uccello appena nato.

Un rondinino implume.

Così per l'ultima spremuta

d'arancia, pompelmo e limone

a colazione.

Un istante dopo

l'ultimo respiro.

(13 marzo 2020)

 

Una dolcezza infinita mi coglie in quest’ultima poesia in memoria della dipartita della mamma: anche qui, pur nell’immagine della fine, ci resta impressa la grazia di questo scambio di ruoli tra madre e figlia e l’immagine predominante non di una morte, ma della vita che prorompe nuova e positiva nel nido, il rondinino implume nutrito dalla ‘mamma’ Terry, che veglia con lo stesso calore del nido sulla vita di sua madre nel momento dell’abbandono. E poi il dopo; un momento di esequie solitario e raccolto, accompagnato dal rifiorire della luce nel giorno già un po’ più caldo di marzo, come forse dovrebbero essere tutti i funerali: in solitudine i due momenti campali della vita, quando si nasce e quando ci si accomiata per sempre. E per chi resta, il conforto della natura, da entrambe amatissima, che riprende un ciclico percorso di rifioritura e di gioia in primavera. E anche Terry prova a ricominciare a vivere, lo deve a sua madre e a se stessa.

 

Un funerale minimalista,

francescano il tuo,

sola con tua figlia,

IO RESTO A CASA

ha fermato tutti,

le preghiere del parroco

appena all'ingresso del cimitero.

 

C'era il sole

in un cielo limpido e terso,

le margherite di luce sul prato.

 

Era come avresti desiderato tu,

discreta e silenziosa,

come ogni altra donna mai.

(16 marzo 2020)

*

Dal terrazzo un piccolo bouquet

per te: un sempregiovane amico

ti dedica rametti di fresie

ricche di luce dorata.

In una bottiglia trasparente

di vetro sono davanti

alla tua foto.

 

Papà portava sempre frutta

e io solo fiori!

(21 marzo 2020)

*

Il terrazzo, dopo l'inverno

e il mio abbandono,

ha ripreso vigore,

come un amico ritrovato,

brillano le piante,

l'acero rosso e il melograno,

la vite, il fico e l'olivo.

Mi saluta l'iris slanciato

già pronto a sbocciare.

Tutto mi parla di vita.

 

Suona senza fine

la campanella del vento

tra i rami della mimosa,

un dialogo cromatico

con la tramontana

e il cielo terso.

(24 marzo 2020)

*

Ti ho lasciata con gli alberi

da frutto in fiore

e ora la neve sta cadendo

sulle colline ieri verdi.

Anche la primavera si è stranita,

i suoi fiori gentili

coperti dal manto bianco.

In terrazzo al caldo sole

si srotolano le tenere foglie

del fico nato dal vento.

La speranza della nuova vita.

 

In una rete fitta

di amorevole affetto

sono avvolta ogni giorno:

tante telefonate,

tanti messaggi

per non lasciarmi mai sola.

Mi sento come un bambino

che sta imparando

a camminare da solo,

i genitori dietro le spalle.

(25 marzo 2020)

 

Il libro ha una conclusione inconsueta e molto particolare: gli amici poeti più vicini a Terry, quelli che l’hanno conosciuta e frequentata insieme alla mamma, hanno scritto un testo in memoria della signora Maria. Questi ricordi trasudano affetto e calore umano sincero: mi ha colpito il fatto che non traspare per nulla un sapore di circostanza, manca totalmente ogni ricerca di effetto patetico. La sincerità di Terry si riflette in queste memorie intense e sentite.

Ve ne riporto una, per me particolarmente autentica. È dell’amico Beppe Mariano, poeta piemontese, tra le voci più autorevoli dell’ultimo trentennio del Novecento e della contemporaneità. Mi sembra, in questi versi, di trovare la conclusione più commovente e più degna non solo per il volume di Terry, ma anche per queste mie annotazioni brevi.

 

Beppe Mariano

 

Ti ho incontrata alcune volte

in quella casa nella via

del pasticciaccio di Gadda.

Ogni volta eri persa nella lettura.

Da più tempo leggevi lo stesso libro

la stessa parte di libro:

gli anni trascorsi a Matelica,

in campagna, la tua giovinezza,

la vita faticosa nei campi,

il marito, la figlia ancora piccina,

i parenti contadini.

 

Leggevi e rileggevi quelle pagine

con tanta concentrazione,

come se fosse la prima volta.

Come se cercassi

un significato ulteriore,

animula vagula

nascosta tra le parole,

animula vagula

nel profondo di ogni storia.

 

L'hai trovato alla fine?

Dopo mesi di rilettura insistita,

hai chiuso il libro

senza riaprirlo più.

L'ha riaperto oggi

alle stesse pagine

un colpo di vento.