Il
libro Nuove nomenclature e altre poesie
di Anna Maria Curci (L’arcolaio, 2015) non lascia sfuggire la lezione dell’autrice
sul linguaggio usando un tono di voce che stupisce il lettore, perché comporta
due modalità di comunicazione che, spesso, è difficile controllare
simultaneamente. Infatti, l’autrice, padrona della parola poetica, è molto
attenta a soffermarsi sulla formulazione della forma estetica ed è abile maestra
del contenuto etico al fine di offrire pagine che rivelino autentici sentimenti
applicabili alla ricerca della verità e alla decodificazione della realtà. Luoghi,
convenzioni, tempo, aspetti generali della quotidianità, oggetti, sono
requisiti utili per fornire ulteriori informazioni al significante passando in
rassegna dettagli e contrappunti alle regole.
Se
le parti del libro (sei sezioni: Nuove
nomenclature; Staffetta; Settenari
sparsi; Dodici distici del disincanto; Distici del
doposcuola e Canti del silenzio) registrano
osservazioni che alle cose e ai gesti corrispondono interpretazioni di scene sensoriali
e, a volte, ironiche, è anche vero che sono facilmente individuabili i risvolti
contraddittori appartenenti alla contemporaneità. Quindi, è importante cogliere
il ricordo e la memoria in maniera trasparente e audace come canali
comunicativi rivelatori della storia. Una studiosa come la Curci, pertanto, non
tralascia la significatività degli indizi storici e letterari, soprattutto
tedeschi, per progettare una vita morale soddisfacente grazie allo
smascheramento degli inganni che, forse e inconsciamente, contaminano
l’intelligenza sociale. Tutto questo componendo analogie creative e utilizzando
metrica e ritmo: quartine, settenari, ottonari, rime alternate o nascoste,
distici, sonetti, endecasillabi, doppi
settenari. Una combinazione che potrebbe appassionare chi è interessato allo
studio scientifico della creatività.
Rita Pacilio
Undici settembre
Acquerello di Klee, tu guardi
ancora.
Su ricorrenze amplificate taci.Dipani la matassa dell'oblio.
Arrotolato e stretto, unico sei
rimasto folle antidoto alla fuga,azzardo e rischio sul confine ispano.
Sguardo sollevi e immemori soccorri
al manifesto undici settembre.
rincorso tra banchi vecchi di città
e ti disseti assorta e scosti piano
i capelli, pianto sospendi e acquieti.
Preludio
Ascolta, nell’attesa, come vuoi:mano appoggiata al mento ed occhi chiusi
oppure spalancati e testa alta.
Ascolta, non fuggire, non temere
presa rapida o lenta gestazionedel vento muto che avvolge e sospinge.
Ascolta, prendi il ritmo e cogli
nota.
Ricostruisci la tua partitura:è proprio quella che appare distante.
Ascolta e frena il piede
impaziente
la nocca che si tende e il naso
ostile.Non ignorare i canti dal silenzio.
Anna Maria Curci è
nata a Roma, dove vive e insegna lingua e letteratura tedesca. Suoi testi sono
apparsi in riviste, in antologie e su lit-blog. Con Fabio Michieli condivide il
ruolo di caporedattore del blog letterario“Poetarum Silva”; è nella redazione
della rivista trimestrale “Periferie” e del sito “Ticonzero”. Ha pubblicato in
rete traduzioni da testi di diversi autori, prevalentemente di lingua tedesca. Sono pubblicate in volume dalla casa editrice Del
Vecchio sue traduzioni di poesie da: Lutz Seiler, La domenica pensavo a Dio /
Sonntags dachte ich an Gott (2012), del romanzo Johanna di Felicitas Hoppe (2014), di poesie da: Hilde
Domin, Il coltello che ricorda
(2016). Per le edizioni Canopo ha tradotto il racconto dI fortunelli di Felicitas Hoppe. Sue sono le raccolte di poesia: Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011),
Nuove nomenclature e altre poesie
(L’arcolaio 2015).
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