martedì 17 aprile 2018

Rita Pacilio legge "Nuove nomenclature e altre poesie" di Anna Maria Curci (L'arcolaio 2015)

Il libro Nuove nomenclature e altre poesie di Anna Maria Curci (L’arcolaio, 2015) non lascia sfuggire la lezione dell’autrice sul linguaggio usando un tono di voce che stupisce il lettore, perché comporta due modalità di comunicazione che, spesso, è difficile controllare simultaneamente. Infatti, l’autrice, padrona della parola poetica, è molto attenta a soffermarsi sulla formulazione della forma estetica ed è abile maestra del contenuto etico al fine di offrire pagine che rivelino autentici sentimenti applicabili alla ricerca della verità e alla decodificazione della realtà. Luoghi, convenzioni, tempo, aspetti generali della quotidianità, oggetti, sono requisiti utili per fornire ulteriori informazioni al significante passando in rassegna dettagli e contrappunti alle regole.
Se le parti del libro (sei sezioni: Nuove nomenclatureStaffettaSettenari sparsiDodici distici del disincantoDistici del doposcuola e Canti del silenzio) registrano osservazioni che alle cose e ai gesti corrispondono interpretazioni di scene sensoriali e, a volte, ironiche, è anche vero che sono facilmente individuabili i risvolti contraddittori appartenenti alla contemporaneità. Quindi, è importante cogliere il ricordo e la memoria in maniera trasparente e audace come canali comunicativi rivelatori della storia. Una studiosa come la Curci, pertanto, non tralascia la significatività degli indizi storici e letterari, soprattutto tedeschi, per progettare una vita morale soddisfacente grazie allo smascheramento degli inganni che, forse e inconsciamente, contaminano l’intelligenza sociale. Tutto questo componendo analogie creative e utilizzando metrica e ritmo: quartine, settenari, ottonari, rime alternate o nascoste, distici,  sonetti, endecasillabi, doppi settenari. Una combinazione che potrebbe appassionare chi è interessato allo studio scientifico della creatività.
Rita Pacilio 

Undici settembre
 
Acquerello di Klee, tu guardi ancora.
Su ricorrenze amplificate taci.
Dipani la matassa dell'oblio.
 
Arrotolato e stretto, unico sei
rimasto folle antidoto alla fuga,
azzardo e rischio sul confine ispano.
 A quale dei Santiago ti rivolgi?
Sguardo sollevi e immemori soccorri
al manifesto undici settembre.

 Rosso Azerbaigian
Se raccogli le cocche dell’abito
rincorso tra banchi vecchi di città
e ti disseti assorta e scosti piano
i capelli, pianto sospendi e acquieti.

Preludio
Ascolta, nell’attesa, come vuoi:
mano appoggiata al mento ed occhi chiusi
oppure spalancati e testa alta.
 
Ascolta, non fuggire, non temere
presa rapida o lenta gestazione
del vento muto che avvolge e sospinge.
 
Ascolta, prendi il ritmo e cogli nota.
Ricostruisci la tua partitura:
è proprio quella che appare distante.

Ascolta e frena il piede impaziente
la nocca che si tende e il naso ostile.
Non ignorare i canti dal silenzio.

 

Anna Maria Curci è nata a Roma, dove vive e insegna lingua e letteratura tedesca. Suoi testi sono apparsi in riviste, in antologie e su lit-blog. Con Fabio Michieli condivide il ruolo di caporedattore del blog letterario“Poetarum Silva”; è nella redazione della rivista trimestrale “Periferie” e del sito “Ticonzero”. Ha pubblicato in rete traduzioni da testi di diversi autori, prevalentemente di lingua tedesca. Sono pubblicate in volume dalla casa editrice Del Vecchio sue traduzioni di poesie da: Lutz Seiler, La domenica pensavo a Dio / Sonntags dachte ich an Gott (2012), del romanzo Johanna di Felicitas Hoppe (2014), di poesie da: Hilde Domin, Il coltello che ricorda (2016). Per le edizioni Canopo ha tradotto il racconto dI fortunelli di Felicitas Hoppe. Sue sono le raccolte di poesia: Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015).


 

1 commento:

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