Fadwa*
Sei stata zitta – mentre ti
stracciavano le vesti,
Zitta – mentre colpivano i tuoi
figli, zitta
del silenzio maschile contro
un muro,
femminile dentro un calcio, o dentro
un guanto di lana pressato
tra i lembi del viso, quando
il guado del giorno ti sferragliava
a casa;
grave e zitta come i tuoi
calli,
tu calvario presente tra troppi imperativi :
come ora, che le mura e le distanze si spianano
tra accenti ignoti e insani, e taci
la polvere e il terrore,
l’urina tra le cosce e
il terrore,
i figli schiusi e serrati, la premura
dell’ultimo colpo, il
terrore – e tu del tutto
zitta, senza
nemmeno più guardare.
*nome arabo, “Colei che si sacrifica”
(In Luccicanze, Cicorivolta 2015)
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