Sto scrivendo un libro, fatto di sogno e realtà, fatto di prosa e poesia, fatto di metalinguaggi sovrapposti. Ogni brano di questo libro è profondamente ragionato tranne due scritti di pancia del 16 Agosto 2021, il giorno dopo l’entrata a Kabul dei talebani, quando ho assistito dagli schermi alla disperazione della gente afgana, e soprattutto delle donne. Vi propongo qui la suite XVII del mio libro ancora inedito e in fieri.
Claudia Zironi
Nightmare | XVII
Kabul, 15/08/2021*
Non ho bisogno di addormentarmi per sognare un incubo.
Sono nata qui - come mio fratello. Respiro, vivo e mangio - come il mio amico. Sono curiosa, attenta, penso, parlo, mi muovo - come mio padre. Ho caldo e sono stanca - come mio figlio. Sento dolore e ho paura - come mio marito.
Perché mi copri come la colpa, come il peccato, perché mi imprigioni come una bestia, perché mi usi e mi abusi e mi vendi come una cosa, perché mi colpisci, perché mi uccidi, perché mi cancelli come un brutto sogno? - uomo
Perché lo consenti? - dio di noi tutti
Through the Looking-Glass | XVII
Landays**
Il dio di Kabul è a immagine
del maschio, nero nella notte di guerra.
Il mio dio ha lo stesso nome
ma mi solleva il velo e dice di studiare.
Gasdotti, giacimenti d’oro
piantagioni d’oppio: il vero dio che adorate.
Ci scambiano con terre rare
più rara sarà la nostra rassegnazione.
Sono morta per avere chiesto
voce, vi assorderò fino alla vostra morte.
Mi manca un braccio ma avevo sogni:
le Paralimpiadi. Amputata di nuovo.
Ai vostri figli tramanderò
solo paura, ignoranza e disperazione.
*Dopo vent’anni di occupazione, le forze statunitensi hanno lasciato l’Afghanistan nell’Agosto 2021, a seguito di accordi presi l’anno precedente con i talebani, dei quali non si conoscono i termini precisi. L’Afghanistan ha territori di interesse russo per il passaggio di oleodotti e gasdotti, controllati dai talebani, ha territori di interesse cinese ricchi di giacimenti di terre rare, controllati dai talebani, ha immensi campi di oppio controllati dai talebani. Il 15 Agosto i talebani hanno rioccupato Kabul. Le scene di disperazione e terrore delle donne afgane sono apparse su tutti i canali video. Migliaia di persone hanno lasciato o hanno tentato di lasciare il Paese.
**Il Landay è una forma poetica tradizionale afgana costituita da un distico di nove sillabe nel primo verso e tredici nel secondo. Queste brevi poesie in genere affrontano temi di amore, dolore, patria, guerra e separazione. Tradizionalmente cantato ad alta voce e tramandato oralmente, questo genere è stato probabilmente portato in Afghanistan da nomadi ariani migliaia di anni fa. "Landay", in pashtu, significa "piccolo serpente velenoso", in allusione alla lunghezza minima e al carattere sarcastico del componimento. Le donne afgane lo usano oggi in forma anonima per comunicare la loro situazione di sofferenza e segregazione.
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