In questo libro, la vera forza e, se
vogliamo, la vera cifra è una tensione sospesa. Anche in questa risoluta
brevità attesa, in questa visione, ogni dettato cerca la materia e il gesto
vivente, come se fossero unica stoffa e materia di sogno d’amore. Queste storie
mi ricordano il tessuto umbratile di Carver, sembrano quasi raccontare le linee
dell’umano, partendo da gesti, commozioni, abissi e riparazioni. I silenzi, i
labirinti, le paure, le lacrime, concorrono a una dinamica di bellezza e
precipizio, come se fossero anafonesi di dolenza e stanze vuote, radici e
incanto. E racconta la natura del respiro, genesi e archetipo dell’essere. Come
meraviglia, innanzitutto, parola del cuore sfilato, fondo, benedetta
maledizione, pelle.
Andrea Galgano
Luna nascente bacio a ponente
Si innamorò
della sua ruga, quella che porta tra gli occhi, un po’ più su del naso. Era in
quel posto che le veniva bene la rabbia e il godimento. Lì, nello spartiacque
dei pensieri.
La baciò.
Le diede un
bacio come si fa con i bambini, a schiocco, a mordere le guance, con la saliva
per pregustarne il sapore interamente. Per entrare. Si fece spazio in quel
sentiero aperto. Rimase immobile giorni interi. Di schiena al mondo si innamorò
di mattina, nel giorno della luna nascente.
E fu presagio
del dire.
Una parola
buona. Solo una.
***
Questa via che porta
Le devi dare un
nome.
Un’intensità
privata come la cosa che guardi nelle tempeste.
Se fossi stata
lei sarei sparita, non avrebbe avuto importanza
la domanda alle
due di notte. Se fossi stata lei avrei avuto
decenza
capito il
momento buono per smettere il gioco delle parti.
L’immagine di me
l’unico piatto della bilancia.
Lo sapevi?
Se fossi stata
lei avrei morso l’erba, avrei pianto come unico
animale della
terra. Avrei rallentato il passo dell’addio.
Sarei stata
zitta dietro le quinte. Avrei tolto il saluto agli sconosciuti,
baciato il
Cristo che amava.
Invece sono io.
Sono io. La penitenza della tara.
***
Finirsi
Per dinamismo.
Finire l’orgoglio nell’imprecazione. La mimica facciale. Avrebbe dovuto
incontrarla sotto casa. Ma l’erba morta perse lo smeraldo nel sole. Con la
carta scottex ripuliva la mela già lavata. Non si può aggiungere niente a ieri.
Una bancarella vendeva tazzine di porcellana, stile inglese. Più in là, la
prima edizione di Ossi di seppia. Via Roma, qui. Dopo cena. La tavola
apparecchiata.
***
La stanza vuota
Vedere le cose
con gli occhi ovunque, anche nei piedi. Dimenticare, un pezzo per volta.
Difendersi con il silenzio. Lui non chiama, non risponde. Il silenzio e la
condizione. Entrare in uno stato di grazia naturale. Riporre la coscienza
nell’incosciente visione dell’orizzonte. Gridare senza suoni, un’emissione di
vomito, turbinio di parole che da dentro fuoriesce e svuota. E ci si immola.
Dal balcone il custode riempiva di terra fresca i vasi. Camminava da solo per
la casa. A ogni quadro recitava un verso. In mano un bicchiere vuoto.
Nell’altra la sigaretta spenta. I piedi divennero radici. Parlavano i rami. I
presagi e la clorofilla. Le spine. Ci sono cose che devono avere molta
importanza per questo motivo diventano insopportabili. Lei era importante. Lui
lo sapeva.
Lei sul divano
sgranava il rosario.
Ho fatto l’amore con te.
Ti ho tradito perché non te l’ho detto.
Un affamato che non trova cibo.
Un assetato.
Vagare tra le lenzuola
percorrere la schiena.
Saperla.
Affondare in sé la nave.
Fino in fondo.
Desiderare l’arrivo.
Rubare labbra a morsi di parole.
Chiamarla amore. Amore mio.
Fare.
Tra questi
alberi, sotto queste pietre nere qualcuno si e amato.
Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice,
collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di
poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e
di vocal jazz. Curatrice di lavori antologici, editing, lettura/valutazione
testi poetici e brevi saggi, dirige per La Vita Felice la sezione ‘Opera
prima’. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente
dell’Associazione Arte e Saperi. Ha ideato e coordina il Festival della Poesia
nella Cortesia di San Giorgio del Sannio. Sue recenti pubblicazioni di poesia:
Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012) risultato vincitore di
numerosi Premi, tra cui Laurentum 2013, è stato tradotto in francese Les
imparfaits sont des gens bizarres, (L’Harmattan, 2016 Traduction en français
par Giovanni Dotoli et Françoise Lenoir) e per Uet Tunisi la traduzione in
lingua araba (a cura del Prof. Othman Ben Taleb), Quel grido raggrumato (La
Vita Felice 2014), Il suono per obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya
Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non
camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria, 2011). La principessa con i baffi
(Scuderi Edizioni, 2015) è la sua fiaba per bambini; Cantami una filastrocca è
un quaderno operativo per la Scuola dell’Infanzia (RPlibri, 2018) e ‘La favola
dell’Abete’ la sua storia per la magia del Natale. È stata tradotta in greco,
in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in spagnolo, in catalano, in
napoletano. A marzo 2018 la pubblicazione dei racconti in prosa poetica:
‘L’amore casomai’ (LVF).
Nessun commento:
Posta un commento