sabato 2 marzo 2019

Andrea Galgano legge "L'amore Casomai" di Rita Pacilio (Ed. La Vita Felice)


In questo libro, la vera forza e, se vogliamo, la vera cifra è una tensione sospesa. Anche in questa risoluta brevità attesa, in questa visione, ogni dettato cerca la materia e il gesto vivente, come se fossero unica stoffa e materia di sogno d’amore. Queste storie mi ricordano il tessuto umbratile di Carver, sembrano quasi raccontare le linee dell’umano, partendo da gesti, commozioni, abissi e riparazioni. I silenzi, i labirinti, le paure, le lacrime, concorrono a una dinamica di bellezza e precipizio, come se fossero anafonesi di dolenza e stanze vuote, radici e incanto. E racconta la natura del respiro, genesi e archetipo dell’essere. Come meraviglia, innanzitutto, parola del cuore sfilato, fondo, benedetta maledizione, pelle.
Andrea Galgano







Luna nascente bacio a ponente

Si innamorò della sua ruga, quella che porta tra gli occhi, un po’ più su del naso. Era in quel posto che le veniva bene la rabbia e il godimento. Lì, nello spartiacque dei pensieri.
La baciò.
Le diede un bacio come si fa con i bambini, a schiocco, a mordere le guance, con la saliva per pregustarne il sapore interamente. Per entrare. Si fece spazio in quel sentiero aperto. Rimase immobile giorni interi. Di schiena al mondo si innamorò di mattina, nel giorno della luna nascente.
E fu presagio del dire.
Una parola buona. Solo una.


***
Questa via che porta

Le devi dare un nome.
Un’intensità privata come la cosa che guardi nelle tempeste.

Se fossi stata lei sarei sparita, non avrebbe avuto importanza
la domanda alle due di notte. Se fossi stata lei avrei avuto
decenza
capito il momento buono per smettere il gioco delle parti.
L’immagine di me l’unico piatto della bilancia.
Lo sapevi?
Se fossi stata lei avrei morso l’erba, avrei pianto come unico
animale della terra. Avrei rallentato il passo dell’addio.
Sarei stata zitta dietro le quinte. Avrei tolto il saluto agli sconosciuti,
baciato il Cristo che amava.
Invece sono io. Sono io. La penitenza della tara.

***
Finirsi

Per dinamismo. Finire l’orgoglio nell’imprecazione. La mimica facciale. Avrebbe dovuto incontrarla sotto casa. Ma l’erba morta perse lo smeraldo nel sole. Con la carta scottex ripuliva la mela già lavata. Non si può aggiungere niente a ieri. Una bancarella vendeva tazzine di porcellana, stile inglese. Più in là, la prima edizione di Ossi di seppia. Via Roma, qui. Dopo cena. La tavola apparecchiata.

***
La stanza vuota

Vedere le cose con gli occhi ovunque, anche nei piedi. Dimenticare, un pezzo per volta. Difendersi con il silenzio. Lui non chiama, non risponde. Il silenzio e la condizione. Entrare in uno stato di grazia naturale. Riporre la coscienza nell’incosciente visione dell’orizzonte. Gridare senza suoni, un’emissione di vomito, turbinio di parole che da dentro fuoriesce e svuota. E ci si immola. Dal balcone il custode riempiva di terra fresca i vasi. Camminava da solo per la casa. A ogni quadro recitava un verso. In mano un bicchiere vuoto. Nell’altra la sigaretta spenta. I piedi divennero radici. Parlavano i rami. I presagi e la clorofilla. Le spine. Ci sono cose che devono avere molta importanza per questo motivo diventano insopportabili. Lei era importante. Lui lo sapeva.
Lei sul divano sgranava il rosario.

Ho fatto l’amore con te.
Ti ho tradito perché non te l’ho detto.
Un affamato che non trova cibo.
Un assetato.
Vagare tra le lenzuola
percorrere la schiena.
Saperla.
Affondare in sé la nave.
Fino in fondo.
Desiderare l’arrivo.
Rubare labbra a morsi di parole.
Chiamarla amore. Amore mio.
Fare.

Tra questi alberi, sotto queste pietre nere qualcuno si e amato.

Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Curatrice di lavori antologici, editing, lettura/valutazione testi poetici e brevi saggi, dirige per La Vita Felice la sezione ‘Opera prima’. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Ha ideato e coordina il Festival della Poesia nella Cortesia di San Giorgio del Sannio. Sue recenti pubblicazioni di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012) risultato vincitore di numerosi Premi, tra cui Laurentum 2013, è stato tradotto in francese Les imparfaits sont des gens bizarres, (L’Harmattan, 2016 Traduction en français par Giovanni Dotoli et Françoise Lenoir) e per Uet Tunisi la traduzione in lingua araba (a cura del Prof. Othman Ben Taleb), Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria, 2011). La principessa con i baffi (Scuderi Edizioni, 2015) è la sua fiaba per bambini; Cantami una filastrocca è un quaderno operativo per la Scuola dell’Infanzia (RPlibri, 2018) e ‘La favola dell’Abete’ la sua storia per la magia del Natale. È stata tradotta in greco, in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in spagnolo, in catalano, in napoletano. A marzo 2018 la pubblicazione dei racconti in prosa poetica: ‘L’amore casomai’ (LVF).


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