I
Come
un accento a voce claudicante
balza
e s’arresta il limite del giorno.
Taglieggia
tra le sdrucciole e le piane
e
tronca si riveste soluzione.
LV
Anch’io
come in Arcadia vorrei stare
o
come Biancaneve nel cartone,
ma
ascolto le cicale intabarrata
nella
zimarra opaca del garzone.
LXXI
Ma
noi abbiamo verità e bellezza
o
almeno ci illudiamo, costeggiando
increspature,
balze, lidi altrui
d’essere
immuni dalla perdizione.
LXXIV
Vi
hanno trattato con i diserbanti,
parole
care, “i miei paracadute”.
Ma
nei giorni di blocco a targhe alterne
di
contrabbando uscite a folleggiare.
LXXVI
Senza
uno straccio addosso, neanche un verso,
mi
lascia, sempre ingorda, la paura,
come
quegli impettiti soldatini,
spezzati
dentro e fuori sorridenti.
LXXX
Chi
ci trascende ha fame e reca amore,
non
è mai sazia la sua compassione.
Ma
noi lo apparecchiamo a nostro agio
o
scegliamo il rancore imbellettato.
LXXXI
È
un viaggio nella notte la lettura,
non
si ferma, testarda, per le buche,
mette
in conto i sobbalzi e le visioni,
alla
cautela mescola l’azzardo.
XXXVI
Mi
rivesto da donna questa sera
(non
vergognarti d’esser solo umana).
L’ampia
gonna in tessuto marezzato
coprirà
sbucciature di ginocchia.
CX
Di
che materia è fatta questa morte?
«Ghermisce»
è una parola accovacciata.
Bivacca,
perde il pelo e pure il vizio,
sta
nel disinteresse la sua chiave.
CLXXIII
Man
mano che s’accende lume a lume
sostiamo
nel silenzio che rapprende
lo
squarcio all’improvviso rivelato.
Noi
che veniamo al mondo lacerando.
da:
Anna Maria Curci, Nei giorni per versi. Prefazione di Patrizia
Sardisco, Arcipelago itaca 2019
Anna
Maria Curci è nata nel 1960 a Roma, dove vive e insegna lingua e letteratura
tedesca. Suoi testi sono apparsi in riviste, in antologie e su lit-blog. Con
Fabio Michieli condivide il ruolo di caporedattore del blog letterario“Poetarum
Silva”; è nella redazione della rivista trimestrale “Periferie” e del sito
“Ticonzero”, dove cura la rubrica letteraria aperiodica “Il cielo indiviso”. Ha
pubblicato in rete traduzioni da testi di diversi autori, prevalentemente di
lingua tedesca. Sue traduzioni di poesie
sono apparse nei volumi: Lutz Seiler, La domenica pensavo a Dio / Sonntags
dachte ich an Gott (Del Vecchio, 2012) e Hilde Domin, Il coltello che ricorda
(Del Vecchio, 2016). Anche la sua traduzione del romanzo di Felicitas Hoppe
Johanna è stata pubblicata dalla casa editrice Del Vecchio. Sue sono le
raccolte di poesia: Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature
e altre poesie (L’arcolaio 2015) e Nei giorni per versi (Arcipelago itaca
2019).
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