Devo dire che mi sono imbattuta in questa figura di poeta un po’ per caso e sono stata colpita dalla originalità del suo ultimo libro Il mio Pinocchio, Macabor 2020. Scrivere un volume di poesie sul fortunato burattino di Collodi ai nostri giorni mi è sembrata cosa fuori via, del tutto particolare, ed è così che, incuriosita, mi sono addentrata nella lettura.
Sicuramente è un libro composito: Pinocchio è metafora degli adolescenti e dei giovani di oggi, ma anche di tutti coloro che, di qualsiasi età, cercano il proprio mondo interiore per vie non sempre omologate e precostituite. Siamo tutti un po’ dei Pinocchio che trovano la propria strada a fatica: forse abbiamo fatto dannare i nostri Geppetto benpensanti, inseriti magari nell’abitudine di un conformismo confortevole e stabilizzato, ma sempre pronti, come genitori, a sostenere i figli, anche se non si comprendono nelle loro divergenze, sempre seguiti tuttavia con empatia viscerale affettuosa.
Ho detto che è libro composito, perché l’autore affianca alle poesie su Pinocchio altri testi, meno inseribili in questo filone: sono poesie d’amore, di sentimenti familiari, di valutazioni morali o psicologiche (attinenti forse anche all’impegno professionale del poeta). Ebbene questa parte, più consueta, mi convince un po’ meno, ma unicamente per mio gusto personale: mi suona piuttosto sentenziosa, moralistica, comunque meno originale, anche se la ‘normalità’ di certi testi viene trafitta qua e là da qualche verso davvero folgorante. Non intendo di certo muovere obiezioni alla validità indubbia di questo autore, ma esprimere opinione del tutto soggettiva.
Del resto, come spesso ho sostenuto e risostengo oggi, la poesia è fatta di tante sfumature, spesso inafferrabili. In sostanza, tuttavia, c’è sempre una parte ‘oggettiva’ unanimemente giudicabile, che è quella ‘tecnica’ – relativa all’arte della versificazione, alla conoscenza di tutte le nozioni necessarie per saper scrivere versi in modo accettabilmente corretto – e una parte ‘soggettiva’, del tutto personale che coinvolge, oltre all’autore, chi legge. Questa parte, che è la più rilevante perché riflette il mondo del pensiero e dei sentimenti del poeta, la sua storia umana, l’habitat culturale, il suo modo di sentire, è ovviamente suscettibile di maggiore o minore empatia da parte del lettore. Ma non deriva da ciò un giudizio di valore, bensì una maggiore o minore corrispondenza al testo, del tutto opinabile in quanto legata appunto al gusto personale.
Detto ciò, coltivando quindi le mie motivazioni soggettive, vi propongo alcune poesie relative alla figura di Pinocchio, seguendo la dedica che l’autore rivolge a Carlo Lorenzini, Collodi, padre di Pinocchio, al proprio padre Andrea e “ai padri che rendono possibile la vita di chi cerca con piacere il cammino dell’incontro” [Montalto]. Aggiungo io, magari con un percorso all’incontrario – come Pinocchio – dove le esperienze divergenti, per molti versi eticamente discutibili, servono a capire chi siamo e chi vogliamo diventare, quali percorsi dolorosi dovremo intraprendere per costruirci migliori, quali zone abissali di noi dovremo scandagliare prima o poi per fare i conti con noi stessi.
Sogni a primavera
Ascolta il fuoco,
la fiamma parla, gioca, danza,
e la vita
nasce dal legno,
apparentemente statico e freddo.
Ascolta il cuore
e con l'energia dell'amore
illumina la mente,
perché la vita
non perisca al buio.
Chiama, chiedi, cerca,
con amore,
e liberamente, sinceramente,
sicuramente incontrerai
la verità dei tuoi sogni,
in una lunga primavera.
*
Al campo dei miracoli
I
Corri Pinocchio, vola
Cogli un fiore Per la tua Fata
E a Geppetto
Porta un germoglio tenero
Non cercare complicità scadenti
Quando i gendarmi
Ti sbarrano la strada
Ma chiedi alla vita
Il dono dell'abbondanza
Non più burattino
Graffiato
Da un torto irremissibile
II
Corri Pinocchio, vola
E non perderti tra le nuvole
Per rincorrerne l’ebrezza
Il Paese dei Balocchi
È un sentiero ancor più lungo
Che segue il verso
Di una girandola controvento
Libera la tua anima
Dietro al sogno di Lucignolo
E non tradire le tue lacrime
Nell'inganno di un miracolo
La prima poesia ci parla del bambino di legno, Pinocchio, cui forse Geppetto dona i primi rudimenti di vita essenziali: seguire il logos, il fuoco, il simbolo del pensiero, della parola, della forza della mente, quindi, ma anche dell’amore, della passione che anima ogni agire. Il fuoco è luce che nella poesia si contrappone al buio della perdizione, che non avverrà se Pinocchio vivrà non da sé e per sé, ma in una comunità di sentimenti e di affetti: “chiama, chiedi, cerca”. Non si vive da soli, non ci si salva da soli. Un insegnamento morale impartito con delicatezza e amore paterno.
Al campo dei miracoli è l’invito al burattino-ragazzino di vivere con letizia la sua età: “corri, Pinocchio, vola”, ma di avere obiettivi positivi, simboleggiati dal portare un fiore alla fata, un germoglio a Geppetto, con delicatezza e altruismo. “Non cercare complicità scadenti”, “Non perderti tra le nuvole per rincorrere l’ebrezza”. Qui forse viene fuori il salto generazionale tra i padri e i figli. Perché mai Pinocchio non potrebbe e dovrebbe imparare dagli incontri determinanti della vita, anche se non edificanti in senso stretto? E, soprattutto, perché perdere la bellezza dell’annegare tra le nuvole del cielo, tra la creatività indeterminata e vagante dei sogni? Il ‘paese dei balocchi’ ha un sentiero lungo e anche doloroso, è come una girandola controvento, ma talora è l’unica via che può responsabilmente portare a crescere, con scelte meditate e soprattutto proprie.
In carrozza
per Via del sole
Al cuore stringo
la giacca di Geppetto
- verde pisello, quella
consumata di mio padre
e l'abbecedario,
rifiutata ombra nella memoria,
con fatica s'allinea al sussidiario,
sempre nuovo e ingarbugliato
tra quaderni e matite, che svogliati
zumpano nella cartella di cartone,
briglie sciolte e scorribande
al suono della campanella ...
negli anni
poi ...
dalla marionetta al burattino,
nella libertà del bambino (ri-)conquistato ...
sul serio
studio
fino all'ultima goccia di sudore.
Trovo bellissima e intensa questa poesia, dove Pinocchio e Geppetto vengono a identificarsi col poeta e il proprio padre in una vicenda contemporaneamente di favola e di storia vera, in cui protagonisti sono i sentimenti autentici, nudi e crudi, senza sentenziosità, senza moralismi, ma con tanta vitalità di cuore.
Le ultime due poesie che propongo non vedono direttamente protagonista Pinocchio, quanto tutti i suoi fratelli in carne e ossa, e non solo ragazzini.
Il rifugio del mantello adombra ancora un po’ tra le righe la figura del burattino e di Geppetto per alcune situazioni, che si aprono a metafore universali. Nell’ultima poesia, Parole in dono, si possono scorgere i messaggi conclusivi dell’autore sui valori salvifici dell’Arte e della Bellezza, che generosamente bisogna sapere offrire agli altri, perché fruttifichino per le vie mondo senza che siano trattenuti in modo egoistico, come gli sterili tesori dell’avaro.
Il rifugio del mantello
Nella bufera,
tra il vento e la pioggia,
aggrappati al ramo d'ulivo,
reggiti dritto in bilico,
non vacillare e attento
a non cadere vittima del drago;
manca poco all'alba
perché spunti
la tua giornata di sole;
avvolgiti
nel rifugio del tuo mantello
e ascolta
la corsa dei tuoi piedi,
che sull'onda del cuore
salgono la scala
che porta luce di salvezza,
dove tuo padre, maestro d'arte,
attende parole d'ogni bene.
*
Parole in dono
Non sapevo cosa regalarti
Per quanto mi sforzassi
Non riuscivo a scoprire
Cosa potesse renderti felice
Ho allora pensato
A cosa io avessi di più prezioso
Ed è comparsa Poesia
Luce colorata
Che non deve mai mancare
Sulla strada della tua vita
Versi di sole offerti in dono
Alla festa dell'equinozio estivo
Perché riscaldino
La tristezza di ogni tempo
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