giovedì 19 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Agosto di Cinzia Marulli

Ciò che sta accadendo alle nostre sorelle Afgane ci impone azione. La sensazione, in realtà, è quella di impotenza davanti a un orrore così grande, davanti a un orrore che in realtà non si è mai fermato. Mi chiedo se un verso scritto possa servire a qualcosa, ma nello stesso tempo penso che il silenzio sia a dir poco offensivo. Sì, forse non serviranno a nulla i nostri scritti, ma la com-passione, la solidarietà, l'amore per la vita, per la giustizia che anima queste parole su carta possono diventare una forza invisibile e, mi auguro, invincibile. 

Per questo ParolaPoesia termina qua la sua sosta estiva e riprende con parole che alimentino questa forza per le sorelle di Kabul.

Siete tutti invitati a partecipare, mandatemi i vostri contributi a parolapoesia@gmail.com e ParolaPoesia li selezionerà e pubblicherà.

Io, personalmente, dal canto mio sento di dover fare qualcosa e vorrei lanciare un appello al nostro Governo affinchè diventi parte attiva in questa difesa e mi offro di ospitare nella mia casa una sorella Afgana per tutto il tempo che sarà necessario, fosse anche per sempre. Andiamo a prenderle, salviamole intanto da questa destino assurdo e apriamo a loro le nostre case. Sono certa che ci porteranno molto più amore di quanto noi possiamo dare loro. 

 

Di seguito alcuni miei versi scritti ad agosto 2014 e che tornano terribilmente attuali. 


 

Il grido di sale tra le gabbie indicibili del costato

le costole frantumate da un cuore fermo, le mani bianche

tra le macerie finte della fotografia

luce e grida, lampi di dolore – voi lì – noi qui.

 

La carta ci unisce

ma noi guardiamo e voi urlate

a noi basta spegnere il tablet per voltare pagina

per fermare a mezz’aria le bombe

                                                per ricostruire un pensiero nuovo.

 

E mentre le donne a gambe larghe urlano le loro mutilazioni

noi firmiamo appelli che vagano nell’etere

e vendiamo armi agli assassini

siamo qui, d’agosto, a stenderci al sole col sottofondo delle tragedie folli.

 

Le grida che agonizzano sotto la terra sterile

nei luoghi della dimenticanza

le rose crescono senza petali e il rosso è quello del sangue.

 

Buona la pasta mangiata a mezzogiorno

mentre i missili saettano lontano e quel bicchiere

di vino che bagna la coscienza e ubriaca la memoria

è secco come la vagina infibulata di una donna tristissima.

 

Il grido, il grido della terra che inonda tutto

questo orrore con le acque sacre del perdono

in quel giardino lontano – forse anche finto –

intanto una rosa dai petali bianchi sboccia.

                                                                        agosto 2014

 

(Cinzia Marulli da Percorsi - Ed. La vita felice 2016)

 

 

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