Havdalah al Café Qaifit di Gerusalemme
Non possiamo più vederci, mia isha, la Legge lo vieta.
È doloroso il distacco da te; dentro me qualcosa muore.
È un supplizio non vederti più, nour, nour dei miei occhi –
non
vederti più è come morire: nahy è la nostra vita.
Il giorno ritira il suo sole: fuori è già il deserto.
Oggi fa eco la
mezzanotte del terrore.
I soldati saranno presto qui; una nuova shoah
ridurrà in polvere questi muri.
Il
tempo distruggerà questo tavolo dove tempo fa
ti amai la prima volta con baci
furtivi.
Ricordo bene, era Yom-Kippur,
quel giorno capii che non esiste peccato nell’amore.
Quando
non saremo più né tu né io,
quel giorno
saremo finalmente liberi, mio amato.
Davide Zizza, da Ruah - Edizioni Ensemble, 2016
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