venerdì 27 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Floriana Coppola

 *

Ho camminato nelle tue scarpe

e portato addosso il tuo abito azzurro.

Il cielo e le nubi sono state

la mia cella di isolamento.

Ho guardato con i tuoi occhi

i bazaar di Georgetown.

I banchi di frutta, le vecchie

vicino ai bracieri dello street food.

Ho fatto pulizia in silenzio.

Ho sentito le preghiere piu' diverse

salire dai templi tra le felci selvatiche

e i profumi degli incensi votivi.

Ho chiuso la bocca

per non far passare parole inutili.

Zitta ho aperto e chiuso gli zaini.

Ho lasciato andare la notte e poi il giorno

e ogni ora ho perso qualcosa.

 

*

Sono figlia del tiranno, del barbaro

dell’uomo delle caverne

figlia della sua ira, dell’avida gola

lo slancio vitale spezzato

chiuso nell’alveo rosso dell’umore

stringe il polso, ferma il passo

il volto ancillare chino sul forno acceso

 

siamo figlie della distratta prepotenza

dell’insana distrazione

figlie in ostaggio

figlie del danno subito e poi taciuto

la mandorla acida del suo sguardo

è un laccio molesto che stringe il cuore

il vertice ficcato nell’anima

chiodo e scure che taglia

squarcia il gesto alato

 

cammino con il mio fardello sulla schiena

e mai come oggi il futuro e il sogno

sono spille preziose sul mio petto

     

*

Mi dicevano che ero sbagliata

avevo studiato centomila libri

ma non dovevo parlare

mi dicevano che ero sbagliata

avevo partorito tre figli

ma non dovevo riflettere

la filosofia non mi appartiene

mi appartengono

lo sguardo basso, il passo trattenuto

a stento dalla grata di tessuto

i piedi che vanno lenti

la macina del tempo non cambia

la legge degli uomini barbuti

mi dicono che sono sbagliata

ero un medico una giornalista

una scrittrice un ingegnere

ma devo stare zitta dentro casa

non posso danzare, devo chiudere la gola

al canto, tranne il pianto che affogo 

dentro la canicola della prigione di seta

mi diranno che sono sbagliata

mia madre mi ha partorito per vedermi morire

dentro questo feretro spesso di cotone

dentro questa torre pesante di lino

io non sono una creatura pensante

ma devo tornare a essere

una semplice cosa inerte

secondo la loro norma  

non sono che niente

 

Floriana Coppola

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