sabato 21 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Giuseppe Vetromile

Anime sorde e mute

 

Di nuovo è questa storia ad ingolfarci di parole vane.

Ouverture di morte alla tivvù mentre quella donna

macina il grano della vita in sotterfugi precari,

infiammati dalle vampe. E il vagito moribondo

si spegne nelle nostre masticazioni indifferenti.

Appare infinito il rosso del giorno

sopra i letti d’interminabili dolori. E quegli occhi,

Dio mio!, quegli occhi hanno già condannato tutto

del nostro cuore inutile, noi che stiamo qui

alla finestra e non vediamo altro che baratri

virtuali: è lì!, è lì!, in deserti dominati dal terrore,

e avanza, il nuovo negromante: minaccia

burrasche di morte sull’avventizio,

verso un confine di assurdità che non ha pace

(possibile ancora nonostante il blaterare emancipato

di tutti i pretendenti al trono del pianeta?…).

  

Così, non abbiamo storia migliore da offrirti,

o Signore! Bisognerà raccogliere il sangue di Abele

ancora per millenni, rimanere qui incatenati

dal fragore che confonde bene e male: la nostra

è un’anima sorda e muta ad ogni grido di dolore,

ad ogni vituperio!

 

Da che mondo è mondo, non abbiamo che disfatta:

pullula, vegeta nelle nostre viscere, indifferente.

 

Sfuma così nel nostro cantuccio d’egoismo

ogni pietà, ogni amore, ogni umanità.


Giuseppe Vetromile

20 / 8 / 2021


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