sabato 21 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Lorenzo Spurio

Supplica per le donne afghane


Hanno aspirato il tempo breve dell’azzurro,

avviluppato ore di normalità e vita;

il nero che ripiomba – di colpo –

è mannaia invalicabile; odo fragori.

 

Non si neghi lo sguardo inclemente:

che si riveli il dramma di donne

incasellate nelle fogne – nutrite a

schiaffi e amplessi forzosi, in cave d’olio.

 

Ritorto e spezzato senza alcuna ricucitura

l’osso delle ore intense, di quando

le vesti e gli occhi non imprigionavano

il vero nella tirannia del buio.

 

Pure la luce, viziata dall’ombra che dilaga,

non entra a perpendicolo; drammatico

è il silenzio che s’è affisso dappertutto,

donna che eri, sei e sarai, donna assisa.

 

Nei crocicchi corpi dilaniati ammantati

della bandiera nazionale cadono,

lotta impari, sole ammantato e

polvere densa d’odio a Jalalabad.

 

S’alzerà un vento rosso, di grumi profondi,

di cicatrici arse, di tumulti accorati e odi,

di velleità ormai abbandonate: tu – che puoi –

avanza nell’aiuto sodale alle donne del mondo.

 

Rivedo ora il verde ambrato degli occhi,

un sorriso abbozzato, mani dal tono

candido di pelle; qui la donna è spazzata

dallo scenario del mondo, suicidio dell’anima.

 

Chi direbbe all’altro di non fiatare,

di paragonare l’eccidio che principia a fasi

ineluttabili e ricorsi della storia: qui il Male

ha vinto – non sarà battaglia da accettare.

 

Donna assisa di dolore e tumulto – figlia del

mondo e madre di te stessa – non avrai giustizia

nel diorama delle tenebre che s’impone.

E tu – che sevizi il mondo – ricorda tua madre.

 

 

Lorenzo Spurio

 

Jesi, 18/09/2021

 

 

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