Ai figli di Kabul
Porta altrove il tuo sguardo
fuori da ciò che mi strazia e offende.
Ti affido a braccia che non fingono
per vedere con i tuoi occhi.
La bestia qui ansima e punisce
nel niente che mi rimane,
nell’odio che impera e tutto divora.
Crescerà con te il poema
che ho inciso sulla tua pelle.
Sarebbe dolce, invece, cullarti con la voce.
Fa’ che non sia vano il mio e il tuo osare.
Sonia Giovannetti
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