sabato 28 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Marzia Spinelli

La Madonna delle macerie

 

I

 

Sono la Madonna delle macerie,

e vesto abiti come monaca

medioevale.

 

E questo è il figlio

nudo,

lo porto a spasso perché respiri,

perché nel sonno lo protegga

una musica lontana,

 

perché la mia voce non ha corde

 

sarà il Tempo a cantare

il mio dolore.

 

                                              

II

 

Il secolo avanza nel corpo

del tuo bambino, lo porti a spasso

perché respiri,

 

tu vestita di abiti

medioevali, grigi come le pietre intorno.

Dal braccio pende una borsa di ferro.

 

Non ha corde la tua voce

 

sarà il Tempo a cantare

il tuo dolore.

 

(da una foto di donna siriana con bambino, 2017)

 

Le rose mute

 

Le donne le mani le gambe

come giunchi e le vene

d’un sangue più rosso

di tutti i vespri anelati,

dei lividi sparsi più neri,

di tutte le notti dedicate,

 

e le rose mute raccolte

su le tombe pulite

come case imbiancate d’amore …

 

le donne le mani le gambe

salde sull’uscio

negli occhi le marce di guerra

le voci, le croci le hanno cantate

consacrato alla terra quel bianco

vestito.

 

Marzia Spinelli da Trincea di nuvole e d’ombra, (Marco Saya, 2019)

 

 

 

 

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