Non sempre concordo con quello che penso
Non sempre la vita e la morte hanno un
senso.
Quella frase per
la lapide che tutti abbiamo pronta e riposa
in attesa del
giorno, di quel giorno
quando potrà
essere smentita e lasciata
nuova di zecca e
mai usata.
Quella frase un
po’ con tenerezza, un po’ con nostalgia
riconosciuta
propria, per subirne meno la verità. Meno il tutto.
Se con tutto si
intende il peso di una storia cui siamo legati e cui
dobbiamo l’io,
il noi, il voi
per chi che non
la fa propria.
Simone Consorti
la fa propria. Anzi, si fa investire dalla storia e
più ancora dal
suo decorso.
Non vi è più
distinzione, piuttosto
una reale
commistione tra il collettivo e il singolare.
Tra l’io poeta e
Chernobyl, o i campi di sterminio,
o tra l’intimo
Tu all’io in piazza Tienanmen, da lì a Cristo.
L’evocazione dei
fatti storici, ecco, è dissimulata.
Un’ironia, il
lieve cinismo accompagnano
rivelazioni
veritiere e quindi terribili,
come anticipa il
titolo dell’intera raccolta
Le ore del terrore. Eppure è necessario un “ ma”
perché
nonostante gli accadimenti
l’idea di come eravamo prima
nemmeno ci sfiora. Questo inciso è il perno
su cui si
bilancia il libro, il nodo si scioglie,
concede di
imparare dal passato e non restargli
non riesco a vedere Dio
che sia grande o
punitivo. L’ilare vignetta
in un
notturno condizionale:
Jesuis
uno che si cambierebbe
il nome e la fede ogni giorno.
Una raccolta
antropologica le cui radici poetiche
sono aggrappate
alla storia, e dalla storia fanno exempla per i posteri,
qualora ci sia posterità:
a animare ogni
verso non è
l’idea di un
colpevole, ma la verità di una colpa
sulle spalle di
ciascuno, quindi in testa all’io.
Ma quando di notte mi scopro allo
specchio
vorrei che con noi ci fosse un terzo
per proteggermi da me stesso.
Quello che da
sempre ci spaventa e scoraggia,
il mostro che
impedisce di essere noi.
Consorti, la
bellezza di questo libro, non teme di dichiararlo.
Sa che questo
atto in sé pone
le basi di una
libertà che tramuta il disincanto
in evocazione al
limite del visibile, e l’invisibile inviolato sé
è testimone alla
staffetta della vita per evitare che del nostro paese
non resti
semplicemente il nome.
Alessia Iuliano
Simone Consorti
è nato nel 1973 a Roma, dove insegna in un Istituto Superiore. Ha pubblicato i
romanzi L'uomo che scrive sull' acqua 'aiuto' (Baldini e Castoldi,1999, Premio
Linus), Sterile come il tuo amore (Besa editrice, 2008),"In fuga dalla
scuola e verso il mondo (Hacca, 2009), A tempo di sesso (Besa, 2011) e Da
questa parte della morte (Besa, 2016). Ha raccolto le sue poesie in Perché ho
smesso di scriverti versi (Aletti, 2010), Nell’antro del misantropo
(L’arcolaio, 2014) e Le ore del terrore (L’arcolaio 2017). Da alcuni anni si occupa di fotografia, ha
realizzato diverse mostre personali e sta curando il progetto di street
photography “C’era una volta in Europa”. Di recente pubblicazione il suo ebook
di fotografia Finestra d’Italia, uscito per Larecherche.it. Dal 6 marzo la sua
pièce Berlino kaputt mundi sarà
rappresentata al teatro Agorà di Roma.
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