lunedì 23 agosto 2021

Per le donne di Kabul: Alexandra Zambà

                                    Dante:

"[..] tacendo, si mostrò spedita

l'anima santa di metter la trama

in quella tela ch'io le porsi ordita".

Le donne di Kabul

 

Avanziamo tutte in gruppo

in amari sorrisi imbavagliate

invisibili - ben nascoste le ferite-

nelle lunghe sottane

raccolta di sangue e di dolore.

Lontane da ogni viaggio

ogni sguardo d’ammirazione

ogni complicità,

siamo grandi creatrici di mari mai visti

terre, città, uomini, segretamente sognati

pensieri liberi, visi scoperti e nel silenzio,

mentre il corpo grida afono, si mendicano

carezze, parole d’ amore travolgenti.

Prese al laccio nella spietata polvere

attorcigliate in rete sciolta, legate strette,

nel tempo che rallenta il respiro

si incanala la violenza, feroce tempesta

nelle strette vallate della nostra vita,

nei segreti passaggi della nostra verginità,

arriva la ferma opposizione alla violenza:

Non si vende l’anima!

I nostri occhi sfiniti non sfiorano, solo

bucano l’orizzonte traghettato, e resta

il grido prolungato del nostro cuore.

 

Sono Afghana, donna di Kabul, una tra le tante

-mi vogliono una tra le tante-

 

Sono come l’albero, radicata sulla roccia che

tengo e mi tiene, le radici stracolme d’amore.

Sono la terra fertile, partorisco figli per un padrone,

mentre al bimbo offro il seno, bisbiglio parole antiche,

cantilene e nenie, sfilacciati lunghi canti, e la sera

tra saluti funebri, il mio corpo palpita nell’arsura afghana.

 

Sad-u-bist ruz*, ancora spande la miscela esplosiva

ancora la sua spietata tempesta alza in alto la terra e

le donne di Kabul appese nel nulla restano immobili

a difendere la vita.

 

Alexandra Zambà

 

* il vento violento dei 120 giorni

 

 

1 commento:

  1. I poeti sono tradizionalmente i cantori dell'Io, Alexandra Zambà canta il Noi, il Tu

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