Dante:
"[..] tacendo, si mostrò spedita
l'anima santa di metter la trama
in quella tela ch'io le porsi ordita".
Le donne di Kabul
Avanziamo tutte in gruppo
in amari sorrisi imbavagliate
invisibili - ben nascoste le ferite-
nelle lunghe sottane
raccolta di sangue e di dolore.
Lontane da ogni viaggio
ogni sguardo d’ammirazione
ogni complicità,
siamo grandi creatrici di mari mai visti
terre, città, uomini, segretamente sognati
pensieri liberi, visi scoperti e nel silenzio,
mentre il corpo grida afono, si mendicano
carezze, parole d’ amore travolgenti.
Prese al laccio nella spietata polvere
attorcigliate in rete sciolta, legate strette,
nel tempo che rallenta il respiro
si incanala la violenza, feroce tempesta
nelle strette vallate della nostra vita,
nei segreti passaggi della nostra verginità,
arriva la ferma opposizione alla violenza:
Non si vende l’anima!
I nostri occhi sfiniti non sfiorano, solo
bucano l’orizzonte traghettato, e resta
il grido prolungato del nostro cuore.
Sono Afghana, donna di Kabul, una tra le tante
-mi vogliono una tra le tante-
Sono come l’albero, radicata sulla roccia che
tengo e mi tiene, le radici stracolme d’amore.
Sono la terra fertile, partorisco figli per un padrone,
mentre al bimbo offro il seno, bisbiglio parole antiche,
cantilene e nenie, sfilacciati lunghi canti, e la sera
tra saluti funebri, il mio corpo palpita nell’arsura afghana.
Sad-u-bist ruz*, ancora spande la miscela esplosiva
ancora la sua spietata tempesta alza in alto la terra e
le donne di Kabul appese nel nulla restano immobili
a difendere la vita.
Alexandra Zambà
* il vento violento dei 120 giorni
I poeti sono tradizionalmente i cantori dell'Io, Alexandra Zambà canta il Noi, il Tu
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