Landay* di Rita Pacilio
Filati di fiamma a fiotti
irrimediabili riflettono questo blu.
Smaglia
il legno possibile
l’occasione buona per galleggiare coste.
***
Ogni
colpo impala labbra
spaccate, il volto parla senza la schiena.
***
La
traccia s’allarga nel tempo
manda giù piedi nel silenzio che sgomenta.
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Non
può sciogliersi negli alberi
il rancore della bora, rovescia specchi.
***
Spinge
veloce nella pancia
offende larghi mari consumati, stanca.
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Il
movimento terribile del castigo
mortifica ventri finiti.
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La
ferita dei fulmini
esce dalle foglie e cade dalle mani.
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Come
per allungare il collo, il fianco
s’improvvisa madregabbiana.
***
Cosce
in posizione nervosa, di spavento:
il coperchio strepita, chiude.
***
Non
scompare dal mondo il singhiozzo grasso
è nausea furibonda.
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Colora
questi suoni lunghi
l’ultima precipitazione di nevischio.
***
Cola
il castigo straniero
lì tra le pieghe lo sputo, lo scherno caldo.
***
Indossa
tordi, capinere
ogni canto che non sa morire nel vento.
***
Sono
parole perforate
quelle che toccano gli occhi di diouomo.
***
Si
conficcano nella nebbia
la ragnatela, la montagna, ogni luna.
***
Ci sono bufere in Iraq
luci militari, ore babiloniche.
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Battono 25 uomini
i cuori colpiti in fretta sulla via.
***
Ci sono barche che nascono
tutto il mondo spunta ogni giorno nel mare.
***
La sua donna italiana
alla frontiera, ha pianto disperatamente.
*Il Landay e’ una forma di poesia semplicissima, inventata e praticata da popolazioni nomadi analfabete dell’Afghanistan. Si tratta di due versi, il primo di nove sillabe e il secondo di 13 per un totale di 21. È una forma di poesia tradizionale antichissima che consentiva alle popolazioni nomadi e addette alla pastorizia di comunicare secondo codici molto semplici, le esperienze di uomini e donne rispetto ad alcuni temi come la guerra, la separazione, la patria, il dolore, l’amore. In questi casi veniva cantato, soprattutto dalle donne, che si accompagnavano con un piccolo tamburo. Questa forma di canto consentiva , e ancora oggi consente, al mondo femminile afgano, e in particolare nella regione Pasthun, di esprimersi liberamente protetto dall’anonimato, poichè il Landay viene trasmesso di donna in donna, in forma orale senza lasciare alcuna traccia dell’autrice. Alcuni di questi distici sono stati pubblicati on line su Versante Ripido il 1° marzo 2014, Landay: rubrica a cura di Marco Ribani (http://www.versanteripido.it/landai-rubrica-di-marco-ribani-pacilio/)
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