Rose a Nangarhar
Corrono le rose verso l’autunno, così la storia
velocemente
mentre vi stringo, donne dai nomi spezzati
Najia, Sadid, Zarifa.
Tutte vi stringo, madri sole
rose di Nangarhar alle quali offro il mio poco.
Ma invertiamo ora le stagioni in chiome
sempreverdi
nate nel deserto, nelle babeliche vie di Jalamabad
tra le pietre dei fiumi perduti sull’altopiano.
Prendiamo acqua dalla sabbia e facciamo
luce di resurrezione, scavando nel sacrificio dei figli
alti sulle mani.
Andiamo verso una primavera faticosa
ancora lontana, di mandorle e cannella.
Sarà danza di vorticosi aquiloni.
Sarà riconoscersi.
Tiziana Marini
Meravigliosa minuta epopea del dolore. Commozione nella distruzione. Sei grande, Sissi.
RispondiEliminaGrazie, con tutto il mio cuore, del tuo generoso commento, cara amica mia! <3
Elimina